Camorra, il pentito: ‘I Rinaldi facevano le estorsioni per conto dei Troia. Ecco tutti quelli che prendono la mesata’. I VERBALI

 

Il legame tra il clan Troia di San Giorgio a Cremano e il clan Rinaldi San Giovanni a Teduccio non è solo di tipo familiari.  Ci sono anche scambi di ‘favori’ criminali tra le due cosche. “Se occorre i Rinaldi di San Giovani si prestano ad attività criminose per conto del clan Troia”. Lo ha raccontato agli investigatori in uno dei suoi tanti interrogatori Alfredo Troia , il pentito di famiglia che con le sue dichiarazioni insieme a quelle della sua compagna Maria Grandulli e di altri collaboratori di giustizia ha consentito alla Dda di Napoli la scorsa settimana di sgominare la cosca con sede in viale Gramsci a san Giorgio a Cremano e che era retto dalla donna boss Immacolata Iattarelli.
Ha raccontato Troia: “Le estorsioni a cantieri avvenivano sia attraverso Gennaro Ferrara che informava allorchè sapeva di lavori edili in corso, sia attraverso Ciro o’ Jeck; quest’ultimo andava a fare l’imbasciata al capo cantiere che veniva convocato o in piazza Municipio, o a Portici in un bar di Piazza San Ciro. Qui parlava con Perna che gli faceva la richiesta estorsiva ed i soldi poi ottenuti venivano versati nella cassa del clan tenuta da Teresa. Ci sono altre persone che si occupano delle attività estorsive di cui mi riservo di fare il nome. Attualmente, come lei mi chiede, ci sta Pasquale Abate ed i rapporti con i Cavallaro sono buoni anche se i due clan non sono allo stato alleati. Attualmente i Cavallaro non possono vendere droga, non possono fare estorsioni a San Giorgio ma se hanno q11alche loro canale ove non ci sono i Troia, possono farsi fare “qualche regalo “. …non ho mai saputo dove il clan nascondeva le armi. Ho ricevuto in passato armi che mi sono state recapitate dalla famiglia di Fraulella D’Amico per conto dei quali ho fatto alcuni reati. Non sono a conoscenza della persona che custodisce armi per il clan Troia.
Non conosco informazioni precise ma penso che sia Ciro o’ Jeck che conosce gli appoggi ove vengono tenute le armi e la droga. Teresa invece custodisce i soldi del clan presso la propria abitazione, fa le quote per gli affiliati e trattiene una paga di circa 10mila euro al mese. Non ci sono quote fisse ma variano a secondo degli incassi; quote vengono anche date ai carcerati. I Troia mantengono i due fratelli Attanasio, Luigi Perna, me, Natasha che sta agli arresti domiciliari, Cefariello Enzo che aveva commesso l’estorsione per gli Abate e che nonostante abbia commesso questo reato fa parte dei Troia. I Troia mantengono anche Palmese, come lei mi chiede, e mi riservo di indicare altri nominativi di appartenenti al clan Troia e che ricevono la settimana…”.

Antonio Esposito

 3. continua

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