Il pentito: “Io, Mariano Riccio e il fratello Alfonso guadagnavamo 45mila euro al mese ciascuno dalla vendita extra della cocaina

C’è stato un momento di grossa frizione all’interno del clan Amato-Pagano tra le due famiglie storiche che avevano creato la scissione dai Di lauro. ed è avvenuto dopo l’arresto di Cesare Pagano e con la reggenza della cosca di Mariano Riccio, genero di Cesare. La storia della frizione è stata raccontata più volte dai pentiti ma il pentito Carmine Cerrato Taekwondò, altro genero di Cesare pagano e quindi cognato di Mariano Riccio racconta altri particolari inediti di quei momenti storici della camorra come la “sparizione” di ben 100 chilogrammi di cocaina da parte degli Amato da un carico di 150 chilogrammi destinati all’intero cartello e venduti in proprio che creò una situazione di contrasto tra le due famiglie. Ecco cosa ha raccontato Carmine Cerrato:

…”Dopo l’arresto dì  Cesare Pagano i contatti per la cocaina li gestiti Mariano Riccio. Preciso che io conoscevo bene Raffaele e Mario, perché li ho visti spesso, sia a Malaga prima e durante la faida del 2004, che successivamente a Gricignano, a Melito a Mungano nei nostri covi e poi, durante la latitanza di Cesare, nei covo di Quarto. In queste ultime occasioni, me presente, che come ho detto stavo sempre con mio cognato, Cesare in modo chiaro disse ad Imperiale Raffaele e a Mario che se succedeva qualcosa a lui, per gli affari di cocaina, dovevano rivolgersi a Mariano. … omissis …
Arrestato Pagano Cesare a luglio del 2010, noi del clan avevamo appena fatto un carico grosso d cocaina e avevamo rifornito tutti i gruppi del cartello scissionista. Ma proprio l’arresto di Cesare, il pentimento di Cerrato Carmine a recchia e ancor più di Esposito Biagio, ci mette in difficoltà e quindi avemmo anche problemi a vendere la merce rimasta a terra; questa termina, all’ìncirca, a Natale del 2010. Non viene fatto un altro carico, questo fino a marzo del 2011. Preciso che è stato Amato Carmine, latitante in Francia, a. tornare a Napoli, dopo la morte di D’Andò’ a prendere contatti con Mario, che fa arrivare il carico, ma noi Pagano ci accorgiamo che gli Amato ci sottraggono 100 chili di cocaina per cui i rapporti già lesi per la morte di D’Andò diventano assai difficili.
Preciso che ufficialmente alla società vennero consegnati solo 50 chili, mentre il carico era di 150, per cui ì 100 la famiglia Amato li ha venduti in proprio. A marzo del 2011 io divento latitante per la nuova misura dopo la. condanna per la C3 e mi rifugio a casa della mamma di Mustafà  nostro affiliato. Per cui non se Mariano sia riuscito in quei mesi difficili a recuperare altra cocaina
A maggio del 2011 diventa latitante anche Mariano e si rifugia in Spagna a Malaga, con appoggio, materiale ed economico di Mario e qui ì due prendono contatto. … omissis…
Tornando al rapporto di affari per la cocaina tra Mariano e Imperiale e Mario, posso dire che quando Mariano è stato in Spagna (appena latitante) ha avuto contatti diretti con Mario, il quale gli spiegò come fare per mettersi in contatto con lui a Napoli.
Infatti, a settembre del 2011 Ciccio per ordine di Mariano portò un biglietto ad. un meccanico che sta a Fuorigrotta, chiarendo che. veniva a nome di Mariano, il quale gli disse, di passare il giorno dopo. Ma il giorno successivo Mario vide Ciccio che non conosceva e fece capire al meccanico di non far avvicinare Ciccio; poi il giorno dopo il meccanico disse a Ciccio che per disposizione di Mario doveva andare a prenderlo uno della famiglio, e, quindi, sono andato io.
Al primo incontro io ero presente, e Mariano gli chiese un appoggio e perché erano spariti i 100 chili di cocaina. Mario ci disse che erano stati gli Amato ad appropriarsene, e diede appoggio   in una casa a Varcaturo; nell’occasioneMariano disse aMario di non dare più la droga, agli Amato, ma solo alla famiglia Pagano, perché se scompare la droga si riduce il capitale che è anche dei Pagano Poi Mariano dopo un periodo a Varcaturo sì sposta con me a Pozzuoli, vicino al Ristorante La Ninfea, e siamo rimasti lì sino aprile, anche se in due case diverse, ma vicine. Intanto già da novembre del 2011 avevamo chiuso l’accordo con la Vinella e avevamo bisogno di cocaina, per cui chiamiamo Mario, sempre col sistema del meccanico, tramite Ciccio, che ormaiMario conosceva, perché l’incontro di cui ho detto avvenne a Pompei alla presenza di Ciccio e di Mirco Romano. … omissis …
A gennaio ufficializzata con i nostri affiliati la pace con la Vinella ripartimmo all’attacco dei territori di Melito e Mugnano, dì qui l’omicidio Scognamiglio. Da quel momento, presi ì contatti con Mario, iniziammo a caricare ogni mese e mezzo o due 50/60 chili di cocaina, di cui davamo 20-25 chili alla Vinella. il resto era gestita da Mustafà. Però il ritiro al Bingo lo faceva la madre di Mustafà. H prezzo dì acquisto era sempre quello che ho detto prima; alla Vinella lo vendevamo ad uno massimo due punti, agli altri a 43 44 mila euro a chilo. Da questo momento Mariano si impossessa di tutte le piazze di Melito e mette a stipendio i capi piazza. Contemporaneamente riprende il giro delle estorsioni. Sul ricavato avevamo 430 mila -440 mila euro al mese per il clan ed i detenuti. A me e Mariano rimanevano circa 20 mila euro al mese. Noi due però facevamo un altro lavoro, ossia ci facevamo consegnare ogni mese da Mario 20 chili di cocaina che poi il fratello dì Mariano che, si chiama Alfonso, li vendeva per noi. E guadagnavamo 45 mila euro al mese ciascuno….”.

Antonio Esposito

7.continua

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