Camorra, la relazione della Dia sui clan di Napoli: i Mazzarella su mezza città. Ecco chi comanda quartiere per quartiere

Nel capoluogo coesistono numerosi aggregati criminali che, seppure di scarsa consistenza, agiscono con modalità mafiose, cercando di imporsi attraverso plateali azioni violente (raid armati, esplosioni di colpi d’arma da fuoco contro abitazioni, autovetture, esercizi commerciali). In alcune zone – centro storico e periferia ad est di Napoli – le tensioni sono più evidenti, spesso alimentate da gruppi strutturati che tentano di espandere la loro sfera d’azione appoggiando i sodalizi locali.
Area Centrale – quartieri Avvocata, San Lorenzo/Vicaria, Vasto Arenaccia, San Carlo Arena/Stella, Mercato/Pendino, Poggioreale, Montecalvario, Chiaia/San Ferdinando/ Posillipo.
Continuano a registrarsi forti tensioni, con un rinnovato scontro tra i gruppi SIBILLO e BUONERBA (a cui si sarebbero legati gli AMOROSO ed alcuni pregiudicati emergenti), appoggiati da sodalizi più strutturati, originari di altre zone, quali i clan CONTINI, RINALDI e MAZZARELLA. In particolare, le aree di Forcella, della Maddalena e dei Tribunali, sono state teatro di gravi atti intimidatori, certamente da ricondurre ai precari i equilibri tra i sodalizi locali, che tentano di imporsi sul territorio dopo la parcellizzazione di gruppi storici. Tra quest’ultimi figura il clan GIULIANO di Forcella, che si trova a fronteggiare una profonda spaccatura tra due fazioni, rispettivamente capeggiate da componenti antagonisti della stessa famiglia. La guerra interna ha costretto uno dei due contendenti ad allontanarsi da Forcella, dando spazio al gruppo VICORITO-DE MARTINO, operativo a Borgo S. Antonio, in buoni rapporti con l’altra fazione dei GIULIANO.
La zona della Maddalena è controllata dal clan FERRAIUOLO – con il placet dei MAZZARELLA – che si oppone all’avanzata del sodalizio VICORITO-DE MARTINO (legato ai CONTINI ed alleato al clan SALTALAMACCHIA dei Quartieri Spagnoli). La descritta frammentazione è tuttora causa di numerosi scontri, iniziati dopo la progressiva disintegrazione del citato clan GIULIANO che, in tempi meno recenti, era riuscito – con le famiglie SIBILLO, AMIRANTE e BRUNETTI (cartello noto come “paranza dei bambini”) e con l’ulteriore appoggio del clan RINALDI di San Giovanni a Teduccio – a sopraffare i gruppi organici ai MAZZARELLA, tra i quali il sodalizio BUONERBA di Forcella, detto dei “Capelloni”. In tale contesto, il 26 ottobre 2018, è stato condannato alla pena di 18 anni di reclusione un affiliato di spicco al sodalizio SIBILLO che, per vendicare l’assassinio del capo clan, uccise, il 30 luglio 2015, un giovane meccanico, estraneo a contesti criminali, la cui unica “colpa” era un legame di parentela con un affiliato al citato clan BUONERBA. Quest’ultimi, seppur significativamente decimati dagli arresti, risultano ancora operativi, come testimonia l’arresto, da parte dei Carabinieri, del fratello del reggente, avvenuto il 3 dicembre 2018: costui, nel corso di un controllo, stava tentando di disfarsi di un’arma.In questo stato di cose, la scarcerazione, il 2 luglio 2018, del nipote di uno dei capi del clan MAZZARELLA – al quale è sempre stato riconosciuto un ruolo apicale e affidata la reggenza del clan nella zona della Maddalena e del confinante “Connolo” (quartiere di Poggioreale) – avrebbe dato al sodalizio un nuovo impulso per far fronte ad attacchi di gruppi avversi.

Nella zona in argomento, anche nel periodo in esame si sono verificati gravissimi fatti di sangue. In alcuni casi sono state coinvolte persone innocenti, come accaduto ad una donna, attinta, il 3 settembre 2018, da un colpo di pistola vagante, mentre era affacciata al balcone di casa, nella zona di Forcella; altra vittima innocente è stato un minore, ferito da un colpo di pistola esploso da ignoti malviventi, il successivo 19 settembre, mentre era all’interno di un centro scommesse. In quest’ultimo caso, si sarebbe trattato di un fallito attentato al capo del gruppo DE MARTINO che, trovandosi all’esterno del locale ed accortosi di quanto stava per accadere, si è prontamente al- lontanato. Successivamente, due atti intimidatori hanno avuto come obiettivo un pregiudicato ritenuto legato ai SIBILLO (appoggiati dal sodalizio CONTINI): il primo si è verificato il 30 settembre, nel quartiere San Lorenzo. In quella circostanza, militari dell’Arma dei carabinieri hanno rinvenuto, nella camera da letto dell’abitazione del pregiudicato, 4 ogive, i cui bossoli sono stati ritrovati in strada in corrispondenza del suo appartamento. Il secondo atto intimidatorio è del 9 novembre, quando, durante la notte, ignoti hanno fatto esplodere, nella stessa via, un ordigno, la cui deflagrazione ha danneggiato lo sportello di un’auto.
Le zone Mercato e Case Nuove, dove è operativo il gruppo CALDARELLI, continuano ad essere contese tra i clan MAZZARELLA e RINALDI, rispetto ai quali la famiglia CALDARELLI ha assunto una posizione neutrale. Espressione delle tensioni che caratterizzano anche questa zona è il ferimento, il 13 agosto 2018, a colpi di arma da fuoco, di un pluripregiudicato legato al clan MONTESCURO, operativo nella zona cittadina di Sant’Erasmo, compresa tra Piazza Mercato, Case Nuove e Ponticelli. Il capo clan ha svolto, per anni, il ruolo di mediatore nelle contese che si sono verificate tra i gruppi di quelle aree. Inoltre, nella zona Mercato, il 16 settembre, è stato tratto in arresto da personale della Polizia di Stato un pregiudicato, legato al clan MAZZARELLA, trovato in possesso di una pistola con matricola abrasa. L’arrestato viaggiava a bordo di uno scooter assieme ad un altro soggetto, riuscito a dileguarsi grazie all’intervento di un complice.

Nei quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovia, Rione Amicizia, borgo Sant’Antonio Abate, Rione Sant’Alfonso, nonostante il lungo stato di detenzione dello storico capo clan, la gestione delle attività illecite continua ad essere sotto il controllo del clan CONTINI, da sempre legato alle famiglie LICCIARDI e MALLARDO ed in contrasto con il gruppo MAZZARELLA.
Il clan CONTINI ha proiezioni, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti, in altre aree della regione e della Penisola, potendo allo stesso tempo contare su un notevole arsenale, come confermano i sequestri di armi eseguiti nel semestre. Il 23 novembre 2018 è stato tratto in arresto un elemento di vertice del gruppo, ritenuto reggente di una costola del sodalizio operativa a Poggioreale. Tra i suoi più fidati collaboratori figura il figlio di un altro pregiudicato di spicco del clan, anch’egli tratto in arresto, il 16 ottobre, per aver fatto parte di un commando, protagonista di una “stesa” nella zona di Poggioreale, controllata dal clan MAZZARELLA. Gli autori si sono poi dileguati verso il rione Amicizia, zona di influenza del gruppo CONTINI.
Numerose indagini, anche pregresse, hanno attestato gli stretti legami tra il sodalizio CONTINI ed imprenditori, che si sono prestati a reimpiegare le risorse del clan in bar e locali da intrattenimento, in rivendite di tabacchi e di preziosi, in impianti di distribuzione di carburanti, nella ristorazione e nei settori immobiliare e sportivo. Tra le operazioni più significative vale la pena di richiamare l’operazione “Black Bet” , condotta dalla DIA di Napoli, conclusa nell’aprile 2018, che ha coinvolto 3 fratelli, imprenditori, e le mogli di due di loro, accusati di intestazione fittizia di beni per conto del clan CONTINI. Sono stati così sequestrati bar, palestre e discoteche nelle zone di Bagnoli e Chiaia, un’agenzia di scommesse ubicata a Napoli, in Piazza Mercato e società di commercializzazione di giocattoli. In questa indagine, come in altre del recente passato, è emerso che il legame tra la famiglia CON- TINI e gli imprenditori non impediva a quest’ultimi di porsi come punto di riferimento per diversi sodalizi camorristici, anche se in contrasto con i CONTINI: è la riprova del fatto che il clan non pretende dai riciclatori la fedeltà esclusiva, richiesta, invece, ai componenti dell’ala militare.

Nei Quartieri Spagnoli è storicamente radicato il gruppo MARIANO, alias “dei Picuozzi”, con interessi nella vendita di orologi e capi contraffatti, nella gestione dei video poker, nello spaccio di stupefacenti, nell’imposizione della vendita di prodotti alimentari all’ingrosso e al dettaglio. Le vicende che interessano il clan MARIANO alimentano il clima di tensione dell’area, già manifestatosi nel 2016, all’indomani della decisione presa da uno dei vertici della famiglia MARIANO di collaborare con la giustizia. Tali tensioni potrebbero acuirsi in seguito alle scarcerazioni di numerosi affiliati, anche di spicco, del gruppo MARIANO che potrebbero alimentare propositi di riorganizzazione del gruppo.
Sarebbero emerse connessioni tra soggetti presenti nel quartiere di Poggioreale, legati al clan MAZZARELLA, e referenti del gruppo MASIELLO, operativo nella cd. zona delle Chianche, che fa capo ad un pregiudicato inserito nel clan MARIANO con il ruolo di capozona. Queste intese sarebbero funzionali ad arginare le mire espansionistiche del sodalizio SALTALAMACCHIA-ESPOSITO, che starebbe consolidando la sua presenza nei Quartieri Spagnoli, grazie all’alleanza con la locale famiglia RICCI445 e all’arruolamento di elementi criminali che avevano in passato militato nella cd. paranza dei bambini.
I SALTALAMACCHIA-ESPOSITO si starebbero, così, spingendo verso le vicine aree del Cavone, della Pigna- secca, di Montesanto e della zona Porto, cosa che potrebbe innescare contrasti con il clan ELIA, presente nell’adiacente area del Pallonetto Santa Lucia.
Nella zona Porto si registra il ritorno di esponenti della famiglia PRINNO, originaria di Rua Catalana, che avrebbero approfittato del “vuoto di potere” determinato dallo stato di detenzione di quasi tutti gli affiliati ad un altro gruppo locale, i MARTINELLI-PORCINO. I PRINNO potrebbero riacquistare nuovi spazi criminali, grazie ad un accordo che avrebbero stretto con i SALTALAMACCHIA e con i gruppi a loro collegati. Per quanto riguarda la zona del Cavone, si è registrato un cambio al vertice del locale clan LEPRE: dopo il decesso, per cause naturali, del capo clan (avvenuto il 1° settembre 2018), la guida del gruppo sarebbe passata ai suoi stretti congiunti.

Nell’area compresa tra Piazza Mazzini, via Salvator Rosa nonchè in una prima parte di Corso Vittorio Emanuele, il controllo delle attività illecite – prevalentemente spaccio di stupefacenti e estorsioni – farebbe capo al gruppo FERRIGNO, alleato del clan ELIA. Il depotenziamento, dovuto all’esecuzione di provvedimenti cautelari, di quest’ultimo sodalizio, operativo nella zona del Pallonetto Santa Lucia, sembra aver concesso nuovi spazi al gruppo MAZZARELLA. L’intesa con il clan FERRIGNO (che, dalla zona della Pignasecca, si sarebbe trasferito al Pallonetto) potrebbe, pertanto, essere utile agli ELIA per arginare i MAZZARELLA. Pregresse indagini hanno evidenziato il rilevante interesse del clan ELIA nel traffico e spaccio di stupefacenti, con l’impiego anche di minori, figli di affiliati, addetti alla consegna “a domicilio” dello droga o al confezionamento delle dosi. Uno di questi, minore e figlio del capo clan, si è reso responsabile, prima di un tentato omicidio e poi di un omicidio, avvenuti rispettivamente nei mesi di maggio e giugno 2018.
A San Ferdinando e Posillipo, dove le attività illecite prevalenti sono lo spaccio di stupefacenti (in particolare di cocaina) e le estorsioni, non si registrano modifiche dei precedenti assetti criminali: nella zona Mergellina-Torretta operano i sodalizi PICCIRILLO/FRIZZIERO e CIRELLA; nei vicoli della Riviera di Chiaia gli STRAZZULLO; nella Salita Vetriera gli INNOCENTI; a Posillipo i CALONE, legati ai PICCIRILLO/FRIZZIERO/CIRELLA. Il 1° ottobre 2018, a conclusione dell’operazione “Occhio di falco”, condotta dai Carabinieri, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare a carico di alcuni pregiudicati ritenuti responsabili di estorsione continuata. L’in- dagine ha accertato l’operatività di un’organizzazione che controllava i parcheggiatori abusivi nel quartiere Chiaia453, della quale faceva parte anche il suocero di un elemento di spicco del clan MAZZARELLA.

Proprio l’area di Chiaia è spesso teatro di scontri tra gruppi di giovani, alcuni dei quali provenienti dalle periferie del capoluogo, che si consumano a ridosso dei luoghi di divertimento notturno.Nel rione Sanità si registra, da tempo, una situazione di particolare effervescenza criminale, con continui cambiamenti di alleanze e frequenti scontri armati. Tale situazione è ascrivibile ad una pluralità di fattori, quali la presenza di numerosi sodalizi (alcuni storicamente radicati sul territorio, altri di più recente formazione) e le mire espansionistiche di gruppi provenienti da altri quartieri. Di recente, la disarticolazione del clan VASTARELLA ( presente nella zona delle Fontanelle), in seguito all’esecuzione di provvedimenti cautelari del mese di marzo 2018, ha indotto i vertici del sodalizio a rinunciare ai progetti di conquista del rione che avevano portato alla faida, iniziata nel 2017, con l’ex alleato gruppo SEQUINO (stanziato in via Santa Maria Antesaecula), supportato sia militarmente che economicamente dal clan MAZZARELLA. Nell’area sono presenti anche il sodalizio MAURO (nella zona c.d. dei Miracoli), collegato ai VASTARELLA, la famiglia SAVARESE (a Porta San Gennaro), legata ai SEQUINO, il sodalizio GENIDONI-SPINA-ESPOSITO, in passato scontratosi con i VASTARELLA e legato alla citata famiglia SAVARESE. Il 19 luglio è stato tratto in arresto il capo del gruppo SAVARESE, il quale avrebbe partecipato, il 6 giugno, con due complici, anche loro arrestati, ad un raid nei confronti del titolare di un bar nel Borgo delle Vergini, conclusosi con il danneggiamento dell’esercizio commerciale e l’imposizione della chiusura. Tale azione, unita ad altri episodi registratisi alla fine del 2018457, confermano la tensione in atto nella zona.
In ultimo, con riferimento al clan MISSO, il 10 ottobre, la DIA di Napoli ha eseguito un provvedimento di confisca di beni, che ha riguardato immobili, società, una rivendita di tabacchi, auto e moto, depositi bancari – di cui due nella Repubblica di San Marino – e polizze assicurative, per un valore di oltre 9 milioni di euro. I destinatari del provvedimento sono due fratelli legati al citato sodalizio, radicato nel quartiere Sanità. Uno dei due fratelli era diventato, nel tempo, cassiere e uomo di fiducia del capo clan, mentre all’altro era stato affidato l’incarico di occuparsi del reinvestimento dei proventi illeciti.

Area Settentrionale – quartieri Vomero e Arenella, Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Piscinola, Chiaiano.
I quartieri a nord di Napoli risentono della frammentazione causata dalle faide tra gruppi locali e dai conseguenti arresti. Dalle attività info-investigative emerge una situazione di debolezza da parte delle compagini che hanno segnato, per lungo tempo, la storia criminale dell’area, circostanza che potrebbe portare ad una possibile ridefinizione degli assetti camorristici. Anche in quest’area sono notevoli le attività legate al traffico di stupefacenti, la cui vendita al dettaglio è spesso affidata a soggetti appartenenti alla criminalità comune: si tratta di una scelta strategica dei clan per evitare di esporsi all’azione repressiva delle Forze di polizia. Nell’area di Secondigliano è palpabile una situazione di accesa tensione criminale: si tratta, infatti, di una parte del territorio a nord di Napoli, dove il controllo delle attività illecite – in prevalenza spaccio di stupefacenti ed estorsioni – è suddiviso tra diversi gruppi, satelliti di più strutturate organizzazioni criminali. La zona confina, inoltre, con territori appannaggio di altre storiche famiglie di camorra, quali il gruppo MOCCIA originario di Afragola, che estende la sua influenza nel comune di Casoria, limitrofo al quartiere di San Pietro a Patierno. In quest’ultima area è operativo il sodalizioGRIMALDI, legato al clan LICCIARDI, la cui influenza criminale si proietta anche nella zona cd. del Perrone, attraverso la famiglia MAIONE. La collocazione territoriale del quartiere, al centro di interessi tra i sodalizi di Afragola e di Secondigliano – talvolta in rapporti sinergici, in altri di conflittualità- lo rende teatro di episodi violenti. Indicativo del clima di tensione è il fallito omicidio, a San Pietro a Patierno, il 4 dicembre 2018, di un soggetto ritenuto vicino alla famiglia IODICE, referente a Casoria del clan MOCCIA.
Nel Rione Berlingieri, sempre ricadente nella zona di Secondigliano, è operativa la famiglia CARELLA, alleata ai citati GRIMALDI, che starebbe conquistando sempre più spazio decisionale nella gestione degli affari illeciti sul territorio. Il 23 ottobre, in una via tra il Rione Berlingieri e viale Kennedy, è stato ucciso un affiliato al clan LIC-CIARDI, storico sodalizio con base nella Masseria Cardone, che può contare sugli stretti rapporti con i clan CONTINI e MALLARDO, con i quali, negli anni ’90, aveva costituito l’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO. Le modalità del citato omicidio fanno ipotizzare, quale movente, un’epurazione interna al gruppo, per stroncare le ambizioni di autonomia della vittima, storico elemento di vertice del sodalizio, nel settore del traffico di stupefacenti.

Nel Rione Kennedy, è presente il gruppo CESARANO, mentre il Rione dei Fiori (la cd. Zona del Terzo Mondo), dove si trovano fiorenti piazze di spaccio di stupefacenti, è controllato da soggetti legati alla famiglia DI LAURO. Il clan cd. della VANELLA GRASSI è ancora operativo a Scampia, nel “lotto G”, ma è stato falcidiato da arresti e destabilizzato dal gran numero di affiliati che hanno scelto di collaborare con lo Stato. Ciò avrebbe portato ad una proliferazione di gruppi specializzati nella vendita di stupefacenti, in posizione subordinata ai VANELLA GRASSI460. A questi ultimi è legata la famiglia MARINO, presente nella zona delle cd. “Case Celesti”, fiorente piazza di spaccio, situata in via Limitone di Arzano. Sempre a Scampia sono presenti anche gli elementi superstiti del gruppo LEONARDI, i cui vertici sono collaboratori di giustizia, nonché le famiglie ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO. In tale contesto, si segnala la scarcerazione, per fine pena, nel mese di ottobre 2018, di un componente della famiglia ABBINANTE e di un altro elemento di spicco del clan. Alcune piazze di spaccio (“Lotto SC/3” – Comparto H “Sette Palazzi” – “Lotto P”) sono rimaste sotto il controllo di famiglie legate al sodalizio AMATO-PA- GANO, ritiratosi in provincia, nei comuni di Mugnano e Melito dopo la faida con i VANELLA GRASSI. Nel panorama criminale locale conferma la sua autorità il clan DI LAURO, che conserva la propria influenza sugli altri sodalizi, condizionandone le scelte. Il gruppo è rappresentato, sul territorio, dai figli del capo clan, detenuto e sottoposto al regime del 41 bis o.p.. Uno di loro, DI LAURO Marco, inserito nell’Elenco dei latitanti di massima pericolosità del Programma Speciale di Ricerca del Ministero dell’Interno e ritenuto molto influente nelle strategie criminali della famiglia, è stato tratto in arresto, a marzo 2019, da personale della Polizia di Stato, a Chiaiano, zona molto vicina all’area di operatività del sodalizio.

A Secondigliano resta indiscusso il dominio del citato clan LICCIARDI, che controlla anche una parte del quartiere di Miano e del Rione Don Guanella. Si tratta di un’organizzazione che, seppur inabissata, è ritenuta ancora forte e in grado di gestire rilevanti traffici illeciti.
Nei quartieri Miano, Marianella, Piscinola e Chiaiano, a seguito del declino del clan LO RUSSO, si sono create profonde spaccature interne alimentate anche dal risentimento verso la scelta collaborativa di diversi affiliati ai LO RUSSO, che si sono aggiunti al capostipite. Gli spazi dei LO RUSSO sarebbero stati occupati da una galassia  di micro formazioni criminali più o meno stabili. Tra queste, rilevano le famiglie BALZANO e PERFETTO, mentre il gruppo NAPPELLO, che in un primo momento aveva raccolto l’eredità dei LO RUSSO, avrebbe poi perso terreno a seguito dell’uccisione del capo clan e del nipote (maggio 2017), e dell’arresto del nuovo leader (novembre 2017). Tutte queste aggregazioni di tipo familiare – cui si aggiungono gli STABILE, attivi a Chiaiano e Marianella – mirano alla definitiva sopraffazione del clan LO RUSSO: potrebbero far parte di questa strategia gli striscioni e le scritte comparse sui muri di Miano contro i LO RUSSO. Sul piano del contrasto, l’11 luglio, il Tribunale di Napoli ha emesso un decreto di confisca, eseguito da personale della DIA, a carico di un imprenditore contiguo al clan LO RUSSO, figlio di un esponente di una delle più note paranze di contrabbandieri partenopei. Le indagini, che hanno riguardato anche operazioni finanziarie in Svizzera, hanno evidenziato l’anomalia della posizione patrimoniale di alcuni componenti del nucleo familiare dell’imprenditore, titolari di beni mobili e immobili di valore non congruo rispetto alle loro reali capacità finanziarie, risultati acquistati con i proventi delle attività illecite.

In questo complesso quadro si inserisce anche l’attività di un gruppo criminale promosso e diretto da un pregiudicato, padre della convivente di un affiliato al clan LO RUSSO (oggi collaboratore di giustizia) che commercializzava tabacchi lavorati esteri di contrabbando attraverso la copertura di una rivendita di bevande.Gli assetti della criminalità organizzata nell’area collinare, che comprende i quartieri Vomero e Arenella, registrano la presenza di nuovi vertici nelle consorterie locali, attive in prevalenza nelle estorsioni e nella vendita di stupefacenti. Uno di questi è un ex affiliato al clan CAIAZZO – CIMMINO, con forti ambizioni nell’acquisire un ruolo apicale (in particolare nelle estorsioni consumate nella zona del Vomero), tratto in arresto a Pianura il 3 dicembre 2018.
Area Orientale – quartieri Ponticelli, S. Giovanni a Teduccio, Barra
Nella periferia ad est di Napoli, sin dai primi mesi del 2018, si è registrata un’escalation di omicidi, scorribande, armate, esplosioni di colpi d’arma da fuoco, agguati e ferimenti. Le tensioni si sono intensificate a seguito dei numerosi arresti che hanno destabilizzato i gruppi criminali, mutandone equilibri e assetti interni. Le vicende del quartiere San Giovanni a Teduccio sono legate allo storico scontro tra la famiglia MAZZARELLA ed i RINALDI-REALE del Rione Villa. Gli equilibri della citata area si riflettono nel confinante quartiere Ponticelli, dove operano il sodalizio DE LUCA BOSSA-MINICHINI (con base nel cd. “Lotto 0”) e il gruppo SCHISA (cd. dei Paz-zignani) del Rione De Gasperi, composto da reduci del clan SARNO. Questi gruppi si sono coalizzati con gli APREA di Barra e con la famiglia RINALDI/REALE, per imporsi nell’area orientale di Napoli e contrastare il sodalizio MAZZARELLA.

Per quanto insidiato più volte, il clan MAZZARELLA è riuscito, fino ad ora, a mantenere saldo il controllo del territorio, avvalendosi dell’appoggio di fedeli gruppi criminali, quali la famiglia D’AMICO. Un provvedimento cautelare del mese di luglio 2018, eseguito dalla Polizia di Stato468, conferma peraltro che i MAZZARELLA dispongono di una notevole quantità di armi per far efficacemente fronte agli attacchi provenienti dai gruppi contrapposti. Negli ultimi mesi del 2018, sono deceduti, per cause naturali, due fratelli MAZZARELLA, nipoti del defunto capo del gruppo ZAZA, che fu tra i primi, nel contesto criminale campano, ad affiliarsi, negli anni ’70, a Cosa Nostra siciliana. Il primo, stabilitosi nella zona del Pallonetto a Santa Lucia è scomparso a settembre; il successivo mese di novembre è deceduto l’altro, al quale era stato affidato il controllo del quartiere Poggioreale, dove la famiglia MAZZARELLA ha la propria “roccaforte” nel rione Luzzatti.
Alle descritte vicende si sono affiancati alcuni arresti di soggetti di elevata caratura criminale: il 15 settembre 2018, a Casoria (NA), è stato catturato uno dei reggenti, latitante; il giorno successivo c’è stato l’arresto, a Napoli, nel quartiere Mercato, di un altro affiliato ed il 31 ottobre, in una villetta in zona Varcaturo, a Giugliano in Campania (NA), è stato arrestato l’attuale reggente per la zona di San Giovanni a Teduccio. Lo scontro con i RINALDI/REALE si protrae sin dagli anni ’90, interrotto solo in alcuni periodi, per gli arresti di affiliati ai rispettivi sodalizi. Il feroce antagonismo non sembra destinato a placarsi per gli interessi in campo e sembra interessare non solo i quartieri orientali ma anche altre aree cittadine, come Poggioreale, i rioni Luzzatti e Sant’Alfonso e il quartiere Mercato. La rivalità, negli ultimi tempi, si è particolarmente acuita anche per la scarcerazione di personaggi di rilievo militanti nelle file del clan MAZZARELLA. La pericolosità dei gruppi coinvolti è attestata dai ritrovamenti di armi e dai numerosi atti intimidatori, sostanziatisi in omicidi e nell’esplosione di colpi di arma da fuoco contro abitazioni o auto degli avversari. Tra gli altri, si segnala quello avvenuto a San Giorgio a Cremano (NA), dove, il 5 luglio, due motociclisti provenienti dal quartiere San Giovanni a Teduccio hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro un bar, mandando in frantumi la vetrina e provocando il ferimento di una persona. Le prime attività info-investigative hanno accertato come gli spari fossero indirizzati ad un gruppo di giovani, tra i quali c’era il figlio di uno dei capi del clan MAZZARELLA. I numerosi arresti di esponenti dei clan MAZZARELLA e D’AMICO avrebbero dato, per un certo periodo, più forza ai RINALDI, il cui capo clan- resosi latitante ad ottobre dopo l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere del GIP presso il Tribunale di Napoli – è stato tratto in arresto a febbraio 2019474. Sull’altro fronte si evidenzia un riavvicinamento al clan MAZZARELLA del gruppo FORMICOLA, “riconciliatisi” dopo una fase di avvicinamento dei FORMICOLA al clan RINALDI. La menzionata famiglia FORMICOLA avrebbe il controllo della vendita di sostanze stupefacenti e delle estorsioni, proiettandosi anche fuori regione. I FORMICOLA sarebbero stati collegati al gruppo SILENZIO fino alla scarcerazione, nel maggio 2018, del capo di quest’ultimo gruppo, che avrebbe deciso di creare un clan autonomo. La separazione tra le predette consorterie potrebbe trovare conferma nel citato agguato verificatosi il 23 ottobre 2018, consumato in un territorio ritenuto sotto l’influenza criminale della famiglia SILENZIO.

Anche il quartiere Ponticelli continua a far registrare accese frizioni tra gruppi criminali, che si rendono protagonisti di scorribande armate e sparatorie. Imploso il clan DE MICCO, si registra una forte conflittualità tra i gruppi che vorrebbero ereditarne l’influenza sul quartiere. Allo stesso modo si segnalano scontri che vedono contrapposti la famiglia DE MARTINO, fedelissima ai DE MICCO, e gruppi emergenti. Il 18 luglio, è stato tratto in arresto a Barcellona (Spagna)478 un latitante, sottrattosi, a febbraio 2018, all’esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di Napoli per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’ordinanza è stata emessa a conclusione dell’operazione “Scugnizza 2”, che ha documentato l’importazione di ingenti quantitativi di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) da parte di un’associazione composta da soggetti legati al clan DE MICCO e a un gruppo del Rione Pazzigno di San Giovanni a Teduccio, in seno alla quale il latitante avrebbe ricoperto il ruolo di responsabile dell’approvvigionamento e dello smistamento dello stupefacente nelle zone di Massa Carrara e Ibiza (Spagna).
La deflagrazione del clan DE MICCO, ma anche le difficoltà operative dell’avversario clan D’AMICO hanno contribuito a rendere la zona terreno fertile per altri gruppi coalizzatisi in un unico cartello, composto dalle famiglie DE LUCA BOSSA- MINICHINI-SCHISA di Ponticelli e RINALDI-REALE. Il 5 novembre, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare che ha colpito affiliati al gruppo DE MARTINO e al sodalizio MINICHINI-DE LUCA BOSSA. Prima ancora, un’altra attività investigativa, condotta dai militari dell’Arma, aveva docu-mentato la solidità di un altro gruppo riferibile alla famiglia CASELLA – articolazione del disciolto clan SARNO – che gestiva nel quartiere Ponticelli alcune piazze di spaccio481. L’indagine ha accertato il forte radicamento del gruppo CASELLA sul territorio dove ha operato prima in accordo, poi in disaccordo, con i DE MICCO, benefi-ciando altresì del supporto del clan MAZZARELLA. Nel quartiere Barra opera il sodalizio CUCCARO-APREA, la cui egemonia era stata messa in discussione da una nuova consorteria criminale, formata da ex appartenenti, attualmente non più operativa.
Area Occidentale – quartieri Pianura, Fuorigrotta, Bagnoli, Soccavo, Rione Traiano
A Pianura si è consolidato uno scenario che era radicalmente mutato a partire dal 2017, a causa dagli arresti di appartenenti al cartello PESCE-MARFELLA e dal percorso collaborativo intrapreso da elementi di vertice dei clan PESCE e del contrapposto gruppo MELE, capaci di svelare assetti ed organigrammi delle consorterie di appartenenza. Nei mesi estivi del 2018 si era rinnovata una situazione di particolare tensione, con l’aumento di episodi delittuosi483, smorzata dall’esecuzione di diversi provvedimenti cautelari. Il 28 agosto 2018, personale della Polizia di Stato ha arrestato, per porto abusivo di arma da fuoco, un pregiudicato, ritenuto a capo di una nuova, inedita alleanza tra le famiglie MARFELLA e MELE. Il successivo 30 settembre, la Polizia e l’Arma dei carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione aggravata da finalità mafiose e porto abusivo di arma da fuoco, nei confronti di tre uomini ritenuti affiliati al clan MELE. Nel corso dell’indagine è stato documentato come due degli arrestati, poco prima dell’esecuzione del provvedimento, brandeggiavano, per le strade di Pianura, in sella a uno scooter, una mitraglietta Skorpion per incutere timore ai passanti. Infine, il 13 dicembre 2018, sei pregiudicati legati al clan TOMMASELLI, operante a Pianura e Soccavo, sono stati arrestati in esecuzione di un provvedimento cautelare per associazione di tipo mafioso e spaccio di droga. L’indagine ha consentito di ricostruire l’operatività, tra il 2013 ed il 2014, del clan nato dalla scissione di precedenti organizzzioni di cui il capo clan ha, nel tempo, fatto parte. Infine, un ulteriore provvedimento cautelare, notificato in carcere al capo del clan LAGO, già detenuto per rpina, potrebbe rappresentare l’epilogo del tentativo di riorganizzare l’omonimo clan. Una rimodulazione degli assetti si registra anche a Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta, in conseguenza di importanti operazioni di polizia che hanno profondamente disarticolato e depotenziato i gruppi attivi in tale contesto, tutti potenzialmente interessati, come altri sodalizi napoletani, ai lavori per la bonifica del litorale di Bagnoli (zona ex Italsider). Tra questi, il clan D’AUSILIO conta un gran numero di affiliati detenuti, tra cui lo stesso capo clan – condannato all’ergastolo e sottoposto al regime penitenziario previsto dall’art. 41 bis o.p. – e i suoi due figli. Nelle stesse condizioni si trova il sodalizio GIANNELLI. Il gruppo ESPOSITO, il cui capo clan è detenuto e che sarebbe ora capeggiato dalla moglie, potrebbe aver aggregato personaggi un tempo legati alla famiglia GIANNELLI. A Fuorigrotta, non si registrano mutamenti del contesto criminale, se non per alcuni episodi che farebbero ipotizzare una frizione interna al sodalizio IADONISI-CESI, per il controllo delle piazze di droga e del racket dei parcheggi. A queste frizioni potrebbero essere ricondotte le esplosioni di colpi di arma da fuoco, avvenute il 5 ottobre 2018, in un’area a ridosso del Rione Lauro. A Soccavo si sono registrati agguati, sparatorie, danneggiamenti di autovetture ed abitazioni per il controllo del territorio, conteso tra più gruppi criminali. La situazione è stata resa più incandescente dalla presenza di elementi di spicco del clan VIGILIA, con base logistica e operativa al confine tra Soccavo e il Rione Traiano, che avrebbe contribuito a rafforzare le ambizioni di potere e di sopraffazione del gruppo rispetto ai clan rivali. I sucessivi arresti, eseguiti il 12 dicembre 2018 – in seguito all’emissione di un provvedimento cautelare del GIP presso il Tribunale di Napoli, eseguito dai Carabinieri – avrebbero posto un freno ai contrasti in atto. Il provvedimento ha riguardato affiliati e reggenti dei clan VIGILIA, SORIANIELLO e GRIMALDI: l’indagine ha documentato l’ascesa del sodalizio VIGILIA dopo la scissione dal gruppo GRIMALDI, consentendo, tra l’altro, di smantellare una rete di spaccio. Nel Rione Traiano sono presenti il gruppo PUCCINELLI-PETRONE e il sodalizio riferibile alla famiglia CUTOLO che, al momento, rappresenta la principale organizzazione operativa sul territorio. Il rinvenimento di numerose armi e munizioni è sintomatico di come i gruppi locali abbiano necessità di difendere la zona di competenza.

Cronache della Campania@2019

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