Sparatoria ai Baretti di Chiaia, il padre di Troncone voleva mandare ‘l’imbasciata di pace al boss Formicola in carcere’

Sono cinque gli indagati per la maxi rissa e la successiva sparatoria ai Baretti di Chiaia del 18 novembre scorso. La Procura dei Minori ha infatti firmato la chiusura delle indagini per Giuseppe Troncone, 20 anni, figlio di Vitale, boss di Fuorigrotta e altri quattro ragazzi, tutti minorenni, appartenenti a famiglie malavitose di San Giovanni a Teduccio, vicine al clan Formicola di via Taverna del Ferro. La Procura ritiene che dietro quella sparatoria e il ferimento di 3 persone a colpi di pistola e di due accoltellati vi sia non una semplice rivalità tra giovani o la plateale esibizione di potenza economica da parte di Troncone che quella sera insieme con gli amici consumò ben 45 bottiglie di champagne suscitando il risentimento di quelli dei Formicola, ma bensì rivalità di tipo camorristiche. Non a caso nei giorni scorsi a Troncone ,(l’unico che è in carcere) è stata notificata una nuova ordinanza in cui gli si contesta la finalità camorristica.

Il rampollo della mala di Fuorigrotta è stato inchiodato da una conversazione captata in carcere a Napoli e che vede come protagonisti il ras Vitale Troncone, e la moglie. Il padre di Giuseppe, appreso de-l’arresto del figlio, durante il colloquio mostra una certa preoccupazione. Sembra essere al corrente del fatto che la situazione, quantomai incandescente dopo i fatti del 19 novembre, potrebbe degenerare da un momento all’altro. Forse, però, non tutto è perduto. Basta aprire un canale “diplomatico” con le persone giuste: ‘Mando io l’imbasciata a Bernardino”, dice alla moglie. Bernardino altri non è il boss del Bronx di San Giovanni a Teduccio, Bernardo Formicola, detenuto dal 2012 e attualmente carcerato a Terni. Ed è proprio con un gruppo di giovanissimi malavitosi di Napoli Est che Giuseppe Troncone e la sua comitiva erano entrati in contrasti in quella serata maledetta: le pistolettate esplose nel mucchio dal 20enne di Fuorigrotta,  causarono infatti il ferimento di ben sei persone. La Procura ritiene quindi che le due “paranze” possano essersi affrontate non per futili motivi o per un tentativo di rapina non andato a buon fine, bensì per contrasti pregressi legati al controllo sugli affari illeciti sulla zona di Chiaia. Intorno alla movida dei Baretti di San Pasquale orbita infatti il sempre florido business dello spaccio di sostanza stupefacenti e del racket della sosta, senza tralasciare poi l’imposizione del “pizzo” ai piccoli commercianti del quartiere.

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