“Dopo l’omicidio di Giuseppe Infante mio fratello ci diede l’ordine di ucciderli tutti”. E’ Antonio Birra che parla. Il pentito eccellente della camorra di Ercolano, il fratello del sanguinario boss Giovanni a ‘ mazza, ovvero colui che ha guidato per anni la guerra di camorra contro i nemici storici degli Ascione-Papale. E quel “tutti” riferito dal collaboratore di giustizia ai magistrati della Dda di Napoli è riferito proprio agli Ascione-Papale. Perchè l’omicidio del cognato era un affronto troppo grande e per questo che si ordinò lo sterminio dei nemici facendo leva sui rapporti di “collaborazione reciproca” con il clan Gionta di Torre annunziata e con i Lo Russo di Miano. Il boss sanguinario stilò la sua “Black list”. In sequenza vennero uccise cinque persone. Il primo fu Raffaele Filosa detto lello zuccariello ucciso dieci giorni dopo l’agguato a Infante. Il boss Giovanni Birra era agli arresti domiciliari e non poteva muoversi e pretese dal commando ai suoi killer che l’agguato avvenisse (come fu) sotto alla sua abitazione al corso Resina. “Gli omicidi di Vincenzo Tuono, Raffaele Filosa e Papale Antonio sono stati compiuti per vendicare la morte di Giuseppe Infante”, ha spiegato il pentito. Nella lunga della scia di morte e vendette ci sono altri due cadaveri. Quelli di Marco e Maurizio Manzo, uccisi a Terzigno nel 2007 e accusati dai Birra di aver partecipato al massacro di Infante. Dopo la morte dei Manzo, Giovanni Birra alza il tiro. “Da quel momento ci venne dato l’incarico di uccidere tutti gli affiliati del clan Ascione-Papale che per condizioni di tempo e luogo fosse stato possibile aggredire”. Non a caso in dieci anni di sangue, vendette e violenze ci sono stati 60 omicidi accompagnate da decine di pestaggi, intimidazioni e ferimenti. Una carneficina senza fine, che ora grazie ai numerosi arresti e condanne di tutti i protagonisti di quella stagione di sangue con il successivo pentimento di molti affiliati di spicco, sta per conoscere la sua verità storica.