Carbonizzato del Taburno: una pista porta lontano dal Sannio

Resta il mistero che avvolge la scomparsa e la presunta morte di Valentino Improta, il 26enne di Montesarchio.  A dieci giorni dal ritrovamento sul Monte Taburno della Fiat Grande Punto carbonizzata con i resti di un corpo all’interno non si hanno ancora le certezze ufficiali dagli esami del Dna. Anche se il fatto che l’auto fosse intestata alla madre fino dal primo momento ha fatto pensare gli investigatori che quei resti fossero del giovane che indagato per la rapina mortale ai danni di una coppia di anziani compiuta qualche settimana prima alla periferia del paese. I carabinieri che stanno indagando sul caso hanno sentito a lungo familiari, amici e conoscenti del ragazzo scomparso. L’altro giorno hanno effettuato un nuovo sopralluogo sulla scena del crimine o meglio del ritrovamento alla ricerca di altre tracce utili alle indagini. Si lavora incessantemente sui tabulati telefonici, visto che l’apparecchio non è stato ritrovato. Si stanno studiando i contatti e le telefonate frequenti fatte dal giovane scomparso. E’ questa la pista principale seguita dagli investigatori in modo particolare per capire le persone che stava frequentando e il grado di coinvolgimento nella rapina in cui è morto l’86enne Giovanni Parente.  Non si esclude che in questa storia siano coinvolti bande criminali di altre province. L’efferatezza del crimine induce  a seguire la pista delle bande criminali casertane o della provincia di Napoli che negli ultimi tempi hanno fatto “sentire” la propria presenza nel Sannio.

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