Il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato l’ordinanza di custodia in carcere emessa nei confronti dell’imprenditore Francesco Esposito, uno dei tre fratelli coinvolti nell’inchiesta per presunti rapporti con esponenti della camorra. Sulle posizioni dei fratelli, il Riesame si pronuncera’ nei prossimi giorni. Dall’indagine della Dda sono emersi anche rapporti di frequentazione degli Esposito col mondo del calcio e gli atti sono stati trasmessi alla Procura federale che ieri ha deferito alcuni tesserati tra i quali Paolo Cannavaro e Pepe Reina. La decisione arrivata in tarda serata dopo le discussioni degli avvocati Roberto Saccomanno e Domenico Dello Iacono. Esposito e’ uno dei tre fratelli amici del calciatore Pepe Reina che e’ stato sentito oggi dai pm di Napoli come testimone e deferito alla Fgci.
L’ex capitano Paolo Cannavaro si sarebbe invece prestato a fornire la propria carta di credito a Gabriele Esposito “per porre in essere truffe”, secondo il capo d’imputazione federale. All’ex capitano azzurro è contestato anche di aver chiesto alla società due biglietti omaggio per lo stadio San Paolo destinati a “soggetti notoriamente affiliati e o attigui al clan camorristico Lo Russo”. Per aggirare i divieti, Cannavaro avrebbe fornito alla società “dati anagrafici errati”.
La vicenda è emersa da una telefonata intercettata il 17 gennaio 2014. Un tale “Lello” chiama Cannavaro e gli dice: “Senti dobbiamo fare certi accrediti per certi amici della curva…”. E al giocatore che gli dice di averne “già presi sei”, Lello replica: “… vedi di trovarne altri due…vedi chi te li deve dare., perché non possiamo fare una figura di merda… capisci a me!!”. Cannavaro abbozza: “…si! …lo so!… so …ma se non li trova!!..”. E il suo interlocutore insiste: “…ma tu sei il capitano!! …non siamo nessuno più qua?”. Sempre dalle intercettazioni emerge l’altra accusa mossa a Cannavaro, quello di aver “tentato di vendere” un orologio del valore di 40 mila euro “di dubbia provenienza” su iniziativa del suocero, Luigi Martino. Per l’episodio dei due biglietti omaggio sono stati deferiti anche i tre dirigenti del Napoli. A Formisano è contestato anche di aver incontrato anni fa Giuseppe Esposito, che voleva utilizzare il brand del Napoli per un’iniziativa commerciale “impegnandosi a fornire la relativa documentazione”, impegno però “mai onorato”, come ricorda la stessa Procura federale. Nelle intercettazioni, infatti, gli imprenditori si sfogano proprio perché Formisano non aveva dato seguito alla loro richiesta.
La Procura della Figc si è mossa dopo aver ricevuto da quella ordinaria gli atti relativi all’inchiesta sui fratelli Esposito, imprenditori legati ai Contini e ai Samo — Palazzo. Tutte le accuse attribuite a Cannavaro erano dunque già note. La vicenda dei biglietti,
per esempio, risale al 2014. A chiederglieli fu un conoscente, Raffaele Ruggiero, che insistette parecchio poiché il calciatore ne aveva già sollecitati sei e non voleva chiederne altri. I nomi forniti da Ruggiero erano Mariarca Bosti e Luciano Pompeo, con le date di nascita alterate. Il primo no me venne poi sostituito da Patrizio D’Auria. Luciano Pompeo (ex gestore di una piazza di spaccio a Miano e uomo di punta dal clan Lo Russo) è il cognato di Teresa Lo Russo, sorella dell’ex capo clan Antonio, all’epoca latitante. Mariarca Bosti, oltre che moglie di Luciano Pompeo, è figlia del boss Patrizio Bosti, detenuto in regime di 41 bis, a sua volta cognato di Eduardo Contini o’ romano e Francesco Mallardo, fondatori dell’Alleanza di Secondigliano. Patrizio D’Auria, invece, è un amico di Luciano Pompeo, più volte controllato assieme a lui dalle forze del l’ordine. Nomi da brivido, dunque, anche se nell’informativa depositata in Procura la Dia premette che “nulla di rilevante e minimamente censurabile può essere dedotto dal fatto che Paolo Cannavaro si prodigasse per reperire due accrediti allo stadio S. Paolo”.
Il calciatore, difeso dagli avvocati Luciano e Giuseppina Ruggiero Malagnini, è pronto a dare battaglia. È vero che gli Esposito hanno un’agenzia di scommesse, ma lui — sottolinea — non ha mai contravvenuto al divieto di scommettere su eventi sportivi. La provenienza dell’orologio che il suocero gli chiese di vendere e che lui propose a Cavani è debitamente documentata. Quanto alla carta di credito da usare per una presunta truffa, ne parla Gabriele Esposito con un conoscente: meri propositi criminosi, secondo la difesa, che non hanno superato la fase dell’ideazione. Quanto infine ai biglietti, Cannavaro si limitò a ricevere e ad inoltrare al team manager i nomi dei beneficiari. Le generalità sono poi risultate errate, «ma – assicura lo stesso Cannavaro – non mi preoccupavo, tante erano le persone che mi chiedevano biglietti di verificare con i loro documenti”. La vicenda amareggia l’ex difensore del Napoli, ma non gli fa perdere la tranquillità. Sicuro di aver fatto ogni cosa in perfetta buona fede”.