Undici piazze di spaccio quelle gestite dalla donne, circa 100 persone impegnate nel business della droga tra Ercolano, Portici e Torre del Greco. Un business da 20 mila euro al mese dietro il quale c’era il ras Giovanni Montella, 32 anni, alias Giovannone. L’organizzazione slegata dai clan storici della camorra locale utilizzava ragazzini minorenni per il trasporto delle dosi. Infatti sono quasi 200 le cessioni di stupefacenti documentate nell’operazione Chanel che l’altro giorno ha fatto finire in carcere 7 persone mentre altre 17 sono finite ai domiciliari e 11 indagati a piede libero. Nelle 102 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Isabella Iaselli su richiesta del pm Stefano Capuano viene descritto il sistema delle signore della droga
Ai vertici di quella piramide che smerciava dosi di fumo e cocaina ci sarebbe – secondo gli investigatori – Giovanni Montella, 32 anni, alias Giovannone. Sarebbe stato Montella a rifornire le piazze di spaccio attive nella zona vesuviana, rivendendo la droga ai referenti delle singole aree. II pregiudicato di Ercolano avrebbe a sua volta acquistato la droga da Gaspare Figaro, anch’egli finito in carcere. La droga, una volta giunta nelle mani di Montella, veniva affidata ai cosiddetti “custodi dello spaccio”, ovvero Francesco Pace e Mariano Pace che avrebbero occultato gli stupefacenti che venivano poi smerciati ai clienti di turno in giro per la provincia. Nell’organizzazione un ruolo di primo piano era occupato da Vincenzo Cefariello, alias Bulldozer. Il pregiudicato 42enne, già condannato in primo grado per ricettazione di cioccolato rubato, è il fratello del pentito Marco Cefariello, noto negli ambienti criminali come “Marco ‘e pupetta”, ex boss del clan Birra-Iacomino.
Secondo le indagini che hanno portato le forze dell’ordine a documentare la grande attività ogni piazza aveva alle sue dipendenze circa una decina di persone I ruoli variavano dalle vedette – se lo spaccio avveniva in determinati quartieri della città – ai pusher, passando per i pony express della droga specializzati nelle consegne a domicilio. Bastava una telefonata per far scattare sull’attenti i “fattorini” della droga, pronti a consegnare – in sella a veloci scooter in tutta la zona vesuviana.
Le varie piazze a Ercolano, Portici e Torre del Greco sono state poi individuate grazie a intercettazioni ambientali e diverse telefonate considerato come diversi indagati avessero l’abitudine di parlare a “cornetta sollevata”. In pratica in viva voce. Lo spaccio era itinerante e con ordini telefonici dei clienti, ma il “panorama è frastagliato”, al punto da non permettere di contestare il reato di associazione a delinquere. Nelle conversazioni alla droga si allude con nomi in codice, dalle ‘sigarette’ alle ‘magliette’ passando per i ‘biscotti Plasmon e le ‘ricariche’. La rete dello spaccio messa in piedi dalla holding specializzata nella vendita al dettaglio di cocaina e hascisc si estendeva da Portici a Torre del Greco, passando per la “base operativa” di Ercolano. In tutto, secondo la ricostruzione degli investigatori, erano undici le «piazze» in cui finivano le sostanze stupefacenti preparate dalle “farmaciste della droga”; gli abituali punti di ritrovo della movida del Vesuviano sempre a caccia di sballo, ma non solo. Perché i pusher al soldo degli indagati non esitavano a smerciare financo davanti alle principali chiese di Torre del Greco e Portici. In particolare, un frequentato punto di scambio – come documentato dagli investigatori – era la centralissima piazza Santa Croce di Torre del Greco, dove si trova la storica basilica della città del corallo. Al calare delle tenebre, a due passi dalla scalinata d’accesso all’edificio sacro, si consumavano centinaia di scambi droga-soldi. Un cliché ripetuto a poche centinaia di metri, in piazza Luigi Palomba, roccaforte del clan Falanga a due passi dalla caserma dei carabinieri di viale Campania: circostanze documentate dagli investigatori durante le attività di indagine portate avanti dal mese di giugno del 2016 al mese di gennaio del 2017. A Portici, invece, il raggio d’azione dei pusher si estendeva da piazza San Ciro – proprio davanti alla chiesa del patrono della città. E’ stata l’assenza di cosche in grado di “monopolizzare” il mercato dello spaccio aveva consentito alla holding di mettere in piedi un fiorente business a Ercolano, in due zone in passato “controllate” dal clan Ascione-Papale: sia in via Roma sia lungo corso Resina – al confine con Torre del Greco – i pusher finiti nell’operazione Chanel riuscivano a smerciare senza particolari difficoltà la propria merce. Un business portato avanti a dispetto degli arresti domiciliari a cui erano sottoposti alcuni vertici della holding, pronti a gestire la bellezza di undici piazze della droga attraverso il proprio esercito di spacciatori.