Camorra, il nuovo boss riceveva i ‘clienti’ del pizzo nella sala giochi

Il nuovo boss della zona orientale di napoli riceveva i “clienti” del pizzo nel centro scommesse a Pollena Trocchia perchè non poteva spostarsi. Roberto D’Ambrosio, 45 anni, detto ‘ciaccarella’  capocamorra del rione Caravita di Cercola ha ricevuto due ordinanze di custodia cautelare in due giorni. Lui e il suo gruppo, approfittando anche del vuoto causato dagli arresti avvenuti a dicembre, di tutto il vertice del clan De Micco di Ponticelli, avevano messo le mani oltre che su Ponticelli anche su Cercola e Pollena Trocchia. Avevano creato una sorta di Santa Alleanza, con i De Luca Boss-Minichini, i Rinaldi-Reale di San Giovanni a  Teduccio e gli Aprea-Cuccaro di Barra, oltre che con gli Anastasio che controllano Sant’Anastasia, Volla e Pollena Trocchia. Avevano deciso di imporre con la forze il pizzo a commercianti e imprenditori della zona. Emblematico a tal riguardo è il racconto fatto agli investigatori da una delle vittime del pizzo che ha avuto il coraggio di denunciare: “Roberto mi disse che a Cercola adesso c’erano loro, comandavano e avevano fatto una ‘cosa sola’ con quelli di Bartolo Longo (strada del Lotto 0 di Ponticelli sotto l’influenza dei De Luca Bossa, ndr). Mi disse pure di aver saputo che io ‘smontavo’ le macchine nel mio autolavaggio e perciò pretendeva 500 euro subito e 200 al mese. Io risposi che non le ‘smontavo’ più e che non avevo soldi. Ma lui ribatté che ‘dicevano tutti così’ concludendo in questo modo: quello che fai fai, devi portarmi i soldi per gennaio”. Le indagini lampo condotte dai carabinieri della tenenza di Cercola, coordinate dal sostituto procuratore Antonella Fratello della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli hanno portato a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip Luca Della Ragione per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di sei persone. Con D’Ambrosio, originario di Cercola località “Caravita” e ora residente a Pollena Trocchia, in carcere, accusati di estorsione con l’aggravante mafiosa, ora ci sono il ras Bruno Solla, 54 anni detto “Tattabi” di i via Cleopatra a Ponticelli, appartiene a una nota famiglia ed è il fratello di Salvatore detto “Tore o’ sadico”, ucciso in un agguato camorristico a fine 2016 per contrasti con il clan De Micco. E ancora Fiorentino Eduardo Mammoliti detto “Ciore” , 25enne residente a Ponticelli in via Vera Lombardi, è nipote di Bruno Solla e faceva l’autista di Roberto D’Ambrosio fino al momento dell’arresto di quest’ultimo. Luca Concilio, 34 anni, è nipote di primo grado di Bruno Solla mentre il 20enne incensurato di Cercola Ferdinando Gerardo Russo, soprannominato “’o nano”, è nipote di Roberto D’Ambrosio nonché di Demetrio Sartori, a sua volta fratello di Gesualdo, genero del ras di San Giovanni a Teduccio Salvatore D’Amico “o’ pirata”. Infine, Mariarca  Baldasarre detta “’a masculona”, 44enne di Massa di Somma. Con la nuova ordinanza di ieri da parte dei carabinieri che segue di un giorno quella della polizia a carico dello stesso D’Ambrosio e di una un’altra decina di affiliati, gli investigatori ritengono di aver dato una spallata definitiva al nuovo gruppo criminale che aveva creato contrasti con i reduci dei Bodo di Ponticelli con stese e attentati.

 

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