Clan Elia, la sentenza destinata a far discutere e le intercettazioni choc con i bambini che preparavano le ‘palline di droga’

Una sentenza destinata a far discutere ancora a lungo quella con la quale ieri mattina il gup Federica Colucci all’esito del rito abbreviato ha inflitto quasi 4 secoli di carcere per i 35 imputati legati al clan dei fratelli Elia del Pallonetto di Santa Lucia. Al di lĂ  delle pene, molto piĂ¹ pesanti rispetto alle richieste della Dda, quello che fa discutere sono le pene accessorie. Ovvero la perdita della patria potestĂ  per gli imputati condannati e in questo caso di quelle che gestivano le cosiddette piazze di spaccio delle donne: ovvero  dei capi Antonio Elia, o’ capocchia; Ciro Elia, o’ mucillo, Giulia Elia,  sorella dei capi Antonio Elia, o’ capocchia; Ciro Elia, o’ mucillo, e la cognata Adriana Blanchi, moglie del boss Renato in carcere da anni con il padre Michele fondatore della cosca. Per loro due la perdita della potestĂ  genitoriale è di 40 anni. Un vero e proprio record se le pene saranno confermate nei prossimi gradi di giudizio. La legge prevede che la pe­na accessoria della perdita della potestĂ  genitoriale sia il doppio della pena principale: in questo caso vent’anni di reclusione, cui si arriva calcolando anche l’ag­gravante della legge sulla droga del 1990 prevista in caso di con­segna di stupefacenti a minori. Il provvedimento ha colpito anche Fran­cesco Papa, compagno di Giulia Elia, per il quale la pena principale è lievemente piĂ¹ bassa, 17 anni e 9 mesi di reclusione.Dalle indagini è emerso in maniera particolare come in quella che era stata etichettata come la “piazza di spaccio delle donne ” in via Supportico D’Astuti 28 gestita da Giulia Elia, sorella dei boss vi erano le figlie minori di quest’ultima avute da una relazione con il nuovo compagno Francesco Papa detto ‘o checco, “lavorava” nel confezionamento della droga anche la figlia minore di otto anni.

Nella casa di Giulia Elia in via Supportico D’Astuti 28 al Pallonetto di Santa Lucia si tenevano lezioni di spaccio. Le intercettazioni ambientali contenute nelle 331 pagine dell’ordinanza di custodia catutelare che il mese scorso ha portato in carcere 45 tra capi e affiliati della cosca retta dai fratelli Antonio e Ciro Elia, sono un incredibile spaccato di quanto accadeva in quella casa.  Luigi Papa detto ‘o Gino, fratello di Francesco detto Checco e quindi zio della piccola spiega alla nipote come si diluisce la coca con l’acetone e intanto le insegna i rudimenti del mestiere.

Ecco i passaggi di un colloquio in casa Elia intercettato il 7 ottobre del 2015. In casa sono presenti oltre a Giulia Elia, le figlle, Luigi Papa e Anna De Mauro.

LUIGI: Le chiudo io o le chiudi tu’? (fa riferimento alla palline di cocaina che stanno confezionando)
GIULlA: No le chiudo che io che faccio presto presto! ·
LUIGI: Le chiudi tu? …… e chiudile tu.
GIULIA:Poi dice che io ho torto,ci ho rimesso altre 14 palline,io l’appoggio “persona che gli mantiene le palline di cocaina” io la pago, le palline adesso le tiene di nuovo sopra.
LUIGI: Dammi una busta che ci metto tutta questa roba dentro che è tutta polvere.
GIULIA :tu quand’è che glielo vai a dire?
LUIGI: glielo detto e mi ha detto che la roba è buona, ieri sera glielo dettole lei mi ba detto che sì prende i giri, te lo disse anche qui dentro.
GIULIA:  E tu glielo hai detto che vengono le persone…
LUIGI: ha detto che è impossibile., oh ma se lui mi dice questo io cosa ci posso fare vuoi vedere che adesso mi devo mettere a litigare con loro! Mi dovrei mettere contro di loro!
ANNA: vedi che questa roba”cocaina”non piace non te lo prendere piĂ¹!
GIULIA: a me non me ne fotte proprio,perchè la mia piazza la stanno portando a distruzione dammi qua Gino
LUIGI: Giulia, ho capito come le devi mettere.

A.: zio ma a te piace fare questo mestiere?” (la bambina fa riferimento al mestiere di confezionatore e spacciatore di cocaina)
LUIGI: quale mestiere? no no a zio,io sono una brava persona,io lavoro.
LUIGI: è troppo in polvere!
M. :e come puzza mamma mia!
ANNA: adesso inizia a sentirsi
LUIGI: quello è tutto acetone non è puzza di Cocaina!
A. : percbè acetone?
LUIGI: è tutta la roba che mettono ……. se qualche volta,a scuola ti chiedono il tema sulla droga tu giĂ  lo sai
M. : Antonella,ma a scuola ti hanno mai chiesto tua mamma che lavoro fa?
A. :no!
M. : e tuo padre?
LUIGI: tuo padre? e tu cosa gli hai detto?
GIULIA: le macchinine della guerra.
M. : brava.
A. :come,la scorsa volta mi chiesero ma tuo padre che lavoro fa e io gli dissi le macchinine
M. :e se caso mai ti chiedono e tua mamma tu rispondi sempre che fa la casalinga.
GIULIA: Tu diglielo mia mamma vuole chiavare solo!
M. : tĂ¹ digli cosl che vuole fare tanto sesso!
A.: che cos’è la casalinga?
M. : che sta in casa a fare le pulizie
GIULIA: Gino fammi un piacere,questc non le muovere.
A.: quello ci sta Ignazio che alla maestra g!ì dice tutto
M.: veramente, e tu diglielo maestra ci sta pure la mamma di Ignazio che fa i chinotti e cosa gli dice?
A.: niente dice vicino agli amici miei,la pistola
M. : e tu digli  lo sapete che la mamma di Ignazio …..
GIULIA: ma chi lo ha detto?
M.: Ignazio vicino agli amici suoi
GIULIA: che dice?
M. : la mamma diAntonella ”ELIA.Giulia”  LA PISTOLA …..
ANNA: ma chi è?,· · ·
GIULIA: tu digli che la mamma chiava.
ANNA: chi è questo Ignazio?
M.: un amico suo di scuola, tu lo sai cosa devi dirgli, lo sai tua mamma dove lavora? fuori alla Marina.

Il caso sta facendo discutere molto dalla lettura della sentenza di ieri pomeriggio. La presidente del Tribunale per i minorenni di Na­poli, Patrizia Esposito ha commentato : “Ragio­nando in via generale, e senza voler in alcun  odo entrare nel caso specifico, va ricordato che l’allontanamento del minore dal­la famiglia rappresenta la solu­zione estrema. Se si arrivasse per tempo, con segnalazioni da parte delle agenzie educative e degli assistenti sociali, si potreb­bero attivare provvedimenti di sostegno che consentono di evi­tare queste misure che restano a esclusiva tutela dei minori. Nes­suno adotta certi provvedimenti a cuor leggero ma va fatto tut­to il possibile per salvare questi bambini e assicurare loro un fu­turo diverso”.Sulla stessa lunghezza d’onda il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. “A questi minori non viene  data un’educazione corrispondente ai valori della nostra Costituzione, ai principi che regolano una famiglia nell’ambito di una societĂ  civile e per questo, quando vengono educati al crimine o provano ad operare in ambienti malavitosi, è evidente che è necessario che vengano riportati a condizioni che mostrino alternative di vita diverse. Ăˆ questa la giustificazione della decisione di toglierli ai genitori.In questo modo i ragazzi comprendono che non esiste soltanto l’ambiente fatto di reati e di altre attivitĂ  illecite nelle quali hanno vissuto fino ad allora, ma vi sono alternative di vita che consentono di guardare al futuro con un’ottica che sia di inserimento sociale e comunque di rispetto delle leggi”.

(nella foto Adele Bianchi, Giulia Elia e Francesco Papa)

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