Camorra, ‘Sappiamo tutto di te, anche quante volte tr…’, così i nuovi del clan Amato-pagano minacciavano gli imprenditori di Arzano

“I due mi hanno anche detto che sapevano tutto di me, anche quante volte “trombavo”, facendomi intendere che in qualsiasi momento potevano farmi del male. Infatti, questa cosa mi ha fatto temere per la mia incolumità e pertanto da questo momento ho cominciato ad avere un grosso timore dei due personaggi criminali …”. E’ l’inizio della confessione di uno dei tanti imprenditori di Arzano taglieggiati da nuovo gruppo criminale “della 167”, quello nato dopo dopo l’omicidio del reggente del clan Moccia, Ciro casone e dell’innocente Vincenzo Ferrante. Quelli inviati da Renato Napoleone, il mandante del duplice omicidio. La confessione è contenuta nelle 80 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Antonio Tarallo in cui si contestano anche le estorsioni al gruppo(oltre al duplice omicidio) in questo caso a Pasquale Cristiano detto “Pic stic” e Giuseppe MonfreGolo, detto “peppe o’ guallaruso”. E’ il primo che è stato messo alla guida del nuovo gruppo sotto il controllo degli Amato-Pagano. Spiega l’imprenditore che gestisce una fabbrica di pellami:”…E’ stata quindi avviata una lunga trattativa, durata circa 15 minuti, per decidere le somme di danaro che avrei dovuto pagare loro a titolo di estorsione. Alla fine mi è stato imposto di pagare 10.000 euro nell’immediatezza; 10.000 euro a Pasqua; 10.000 euro ad Agosto; 10.000 euro a Natale. Mi fu detto che le rate estorsive le dovevo consegnare presso il bar…omissis… di Arzano ad un loro emissario. Tenuto conto che già dopo qualche giorno dovevo pagare la prima rata, e considerato che Pasqua sarebbe venuta da li a poco, i due mi hanno concesso che la rata di Pasqua la pagassi in ritardo, e quindi il 15 aprile, presso il bar …omissis… di Arzano …  minacciò del fatto che se non avessi aderito alle loro richieste estorsive, avrei dovuto chiudere la mia fabbrica. Questa minaccia mi ha fatto capire con chi ho a che fare e quanto sono pericolosi questi personaggi…Il venerdì successivo, quindi, così come concordato con il Peppe ed il Pasquale, era di mattina, mi sono recato al …omissis… dove ho incontrato una persona che si è avvicinata alla mia auto e che si è presentata come loro amico. A questi ho consegnato una busta con all’interno la somma contante di 10.000 euro, dopodiché mi sono allontanato velocemente. Non posso descrivere la persona che mi si è avvicinata perché io ero in macchina ed il passaggio di danaro è stato molto veloce. Questa persona non l’avevo vista prima e non so se sarei in grado di riconoscerla in foto. Preciso che io ero molto timoroso e quindi non ero concentrato nel guardare bene l’uomo in volto…
Alla metà di aprile, quindi, avrei dovuto consegnare a Peppe e Pasquale la somma di 10.000 euro, ma i soldi non li avevo tutti e quindi, quando li ho incontrati nei pressi del …omissis… gli ho dato solo 5.000 euro in contanti. In questa circostanza, il Pasquale mi ricordò che i patti non erano questi e quindi gli avrei dovuto dare anche i restanti 5.000 euro. Io, impaurito, dissi a Pasquale e a Peppe che dovevano accontentarsi di quei 5.000 euro, ma loro hanno insistito dicendomi che sarebbero venuti a cercarmi…so che si stanno recando alla mia fabbrica ma io mi faccio negare dai miei dipendenti o comunque, non mi faccio trovare in sede. Non so fino a quando riesco a tenerli lontano da 1ne e pertanto ora temo per la mia incolumità personale, visto che i due personaggi fanno parte, così come si dice in Arzano, e così come da loro stessi asserito, di un pericoloso gruppo criminale. Tra l’altro, parlando con altri commercianti e imprenditori di Arzano, ho saputo che Peppe e Pasquale stanno chiedendo quasi a tutti il pagamento di somme di danaro a titolo estorsivo…”.
In buona sostanza, ripercorrendo analiticamente i passaggi cronologici della vicenda estorsiva, si può rilevare che l’imprenditore ha riferito di essere stato “convocato” da alcuni soggetti non identificati presso il bar …omissis… ove si recava, necessariamente, nella consapevolezza che tale “convocazione” proveniva da esponenti della criminalità organizzata di Arzano. Giunto nei pressi del bar veniva avvicinato da un giovane, di nome “Peppe”, il quale in compagnia di un altro giovane all’interno di una Fiat Panda di colore nero, facendogli segno di seguirlo con l’auto, lo “dirottava” presso un altro bar nei pressi della rotonda di Mugnano di Napoli, ove si sedevano al tavolo di un bar ed avvenivano le “presentazioni”.L’imprenditore apprendeva, in particolare, che il giovane alla guida della Fiat Panda nera, di nome “Pasquale”, era di Arzano, mentre il passeggero, “Peppe”, diceva di essere originario di Secondigliano. A  questo punto gli veniva svelato il senso della “convocazione”: il “Peppe” gli rappresentava che al fine di ottenere la “protezione” doveva pagare e, a fronte delle sue reticenze, il “Pasquale” interveniva affermando di essere quello che comandava ad Arzano e di essere a conoscenza di ogni cosa, potendo disporre a suo piacimento ed in ogni momento dell’incolunità delle sue vittime.

Antonio Esposito

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