Omicidio Masiello ai Quartieri: la Cassazione conferma le condanna al gruppo del baby boss Ricci

Centodieci anni di carcere la Cassazione conferma in blocco le condanne inflitte dalla Corte di Assise d’Appello di Napoli per il gruppo di fuoco del baby boss dei Quartieri Spagnoli, Gennaro Ricci, figlio del boss Enrico detto “Giacumin e fraulella” per l’omicidio di Vincenzo Masiello avvenuto nel settembre del 2012. La pena più pesante è stata proprio per Ricci: 27 anni di carcere, Emanuele Pipoli ed Emanuele Radice 20 anni di carcere a testa mentre 15 anni per Paolo Iuliucci, Gennaro Errico e Vincenzo Paglionico. Non era bastata in Appellio la confessione resa dal baby boss Gennaro Ricci in aula: “L’ho ucciso io perché credevo fosse armato, si mise la mano nei pantaloni e mi impressionai, gli altri ragazzi non sapevano nulla e nulla c’era di premeditato”. Secondo le accuse e secondo le indagini degli investigatori Vincenzo Masiello era stato ucciso perché approfittando dell’assenza forzata di Ricci da Napoli, che aveva il divieto di dimora in Campania per l’accusa di associazione camorristica, aveva più volte sfidato i familiari di Ricci quando li incontrava nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e in un’occasione aveva addirittura schiaffeggiato la mamma. E Ricci secondo l’accusa gli fece pagare  quel gravissimo affronto. Il giorno dell’omicidio il killer si trovava a Napoli perché autorizzato a partecipare al processo presso il Tribunale di Napoli che lo vedeva imputato. E ne approfittò vendicando l’onore della famiglia.

 Il giovane baby boss era al centro delle strategie criminali della famiglia fin da piccolo infatti era l’obiettivo del clamoroso agguato che doveva avvenire all’interno dello stadio San Paolo durante una partita del Napoli e sventato dalla polizia. Fu grazie a una perquisizione operata dagli agenti del commissariato San Ferdinando all’esterno dello stadio che l’agguato non fu commesso. Era infatti il 31 ottobre 2008 e in quella occasione fu fermato e arrestato infatti  Bruno Pugliese detto ’o Brun, uno dei gestori delle piazze  di spaccio del clan Elia al Pallonetto di Santa Lucia. Pugliese, che dopo quell’arresto per un breve periodo divenne pentito raccontado i rapporti degli Elia con i Mazzarella, fu arrestato solo per il posseso della pistola. Ma il collaboratore di giustizia Ciro Saporito haa svelato il clamoroso retroscena. L’ex affiliato  alle Teste Matte che si era poi legato ai Di Biasi-“Faiano” prima di passare dalla parte dello Stato, ha raccontato: “La presenza di Bruno Pugliese all’esterno dello stadio San Paolo era determinata dall’intento di eliminare il figlio più piccolo di “Giacumino ’e fraulella” per compiere una vendetta”.  Anche il pentito Salvatore Puglia ha spiegato agli investigatori: “… era uno che girava armato ed è responsabile della gambizzazione di un soggetto vicino al clan Mazzarella e nei suoi confronti venne organizzato un agguato che però non andò a buon fine”. Secondo l’altro collaboratore di giustizia Vincenzo Gallozzi ,“’o Brun” avrebbe partecipato all’agguato nei confronti di un esponente del clan Mazzarella nell’ambito dello scontro con gli Elia scoppiato nel 2005.Ma dopo l’arresto di Bruno Pugliese il clan Ricci si riarmò subito dopo le presunte intenzioni degli Elia del Pallonetto di organizzare un agguato nei confronti del figlio di “fraulella”. Ma la notte successiva all’arresto di Pugliese, gli agenti della questura e del commissariato Montecalvario trovarono e sequestrarono un fucile e diverse munizioni nascosti nel muro di una palazzina in vico lungo Gelso ai Quartieri Spagnoli mentre una pistola invece fu scoperta dai carabinieri in un’altra zona dei Quartieri. Circostanze che, tutte insieme, fecero ritenere che la mediazione dei Sarno di Ponticelli tra i due gruppi di mala in guerra non ebbe grandi risultati. Ancora adesso non è cessata la tensione tra i “Fraulella” e gli Elia.

 

 

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