Il neo pentito dei Lo Russo; ‘Anche io ho ucciso Sabatino’

“Prima che uscisse di prigione, Carlo Lo Russo non avevo mai ucciso nessuno. Ho solo partecipato all’agguato a Francesco Sabatino nel periodo in cui Salvatore Scognamiglio aveva fatto la scissione o meglio aveva cercato di estromettere Antonio Lo Russo dal clan”. A parlare è Mariano Torre, nipote dei Lo Russo e ultimo pentito in ordine di tempo nelle file del clan dei “Capitoni”. Da quando sta collaborando con la giustizia non solo ha confessato i delitti per i quali era già stato incriminato, ma sta facendo luce anche su omicidi di cui nessuno l’aveva accusato. Come per l’omicidio di Francesco Sabatino (figlio del boss pentito Ettore), attirato in una trappola e ucciso in quanto vicino agli “scissionisti” di Salvatore Scognamiglio.
Nipote dei Lo Russo, Mariano Torre è entrato giovane nel clan e si è occupato per anni di droga ed estorsione. Suo fratello Giuseppe, che gestiva una delle piazze di spaccio dei Lo Russo insieme con Davide Davide  e Anonio sannio, è stato arrestato nell’ultimo maxi blitz contri i reduci dei “Capitoni” e gli scissionisti dei Nappello. Maraino Torre ha raccontato nel primo interrogatorio da pentito,  di aver fatto la scelta di collaborazione con la giustizia per cambiare vita e assicurare un futuro migliore alla moglie e al figlio.  “I Lo Russo mi hanno rovinato la vita, in particolare Carlo Lo Russo”, ha messo a verbale il 30 novembre 2017.
per l’omicidio di Francesco Sabatino grazie prima alle confessioni del pentito Pasquale Riccio detto ‘o palluso, ex killer della cosca Abete-Abbinante di Scampia e poi a quelle del boss pentito Carlo Lo Russo nel gennaio dello scorso anno sono stati arrestati Luigi Cutarelli e Antonio Buono (due dei killer di Genny cesarano che insieme con Mariano Torre sono stati condannati all’ergastolo). Ecco cosa ha raccontato Riccio: “…Tornando ai rapporti con i Lo Russo e a Totore Scognamiglio, dico che all’interno del clan Lo Russo si erano venuti a formare due gruppi, anzi tre gruppi, come casse separate. Un gruppo, che definisco “quelli di vascio”, facente capo a “Tonino” Lo Russo figlio di Salvatore “Capitone” e il suo pupillo Salvatore Silvestri, un gruppo ’e copp facente capo a Lellè figlio di Carlo Lo Russo ed un gruppo di Salvatore Scognamiglio. In altri termini Salvatore Scognamiglio che come ho detto aveva ricevuto l’imbasciata dal carcere da uno dei fratelli Lo Russo, era stato messo al comando del clan insieme a Gennaro Palumbo. Ma poi nacquero dei dissidi con gli altri e in particolare con Lellè e Salvatore Silvestri che era il pupillo di Tonino Lo Russo. Noi fummo coinvolti in queste liti, Rosario Guarino mi avvisò che Totore Scognamiglio stava litigato con quelli di Miano e stava appoggiato in una casa nel Perrone. Cercammo di mediare ma loro ed in particolare Lellè dissero che dovevamo dire a “Totore” Scognamiglio che per fare la pace doveva “dargli la testa di Frascesco Sabatino”, il figlio del collaboratore di giustizia. Riferimmo quindi questa ambasciata a Totore Scognamiglio e Totore non accettò l’offerta. Anzi, disse di riferire a Miano che non avrebbe mai venduto un suo compagno e che, da quel momento potevano pure stare appiccicati”. Ne venne fuori un delitto eccellente.

(nella foto da sinistra la vittima Francesco Sabatino, Luigi Cutarelli, Antonio Buono, Carlo Lo Russo e Mariano Torre)

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