Clan Moccia, il boss Tuccillo voleva eliminare il genero: ‘Lo mando ad uccidere veramente’. LE INTERCETTAZIONI

Il boss Gennaro Tuccillo, detto Gennaro e’ zi sant, reggente del clan Moccia per Afragola durante il periodo della faida interna avoleva uccidere il suo genero Giovanni Castiello, padre dei suoi nipoti perchĂ© questi approfittando della sua detenzione aveva messo le mani su tutti i “suoi clienti” ovvero su tutti quelli a cui il clan chiedeva il pizzo senza passare niente al suocero. E’ quanto emerge dalle 736 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata il mese scorso dal gip Tommasso perrella nei confronti di una 80 di indagati tra vecchi e nuovi boss della potente cosca di Afragola. E proprio Giovanni Castiello è uno dei 39 finiti in carcere nel blitz. Della vicenda si parla nell’ordinanza quando si racconta il ruolo di Tuccillo. Dalle intercettazioni ambientali in carcere durante i colloqui con la moglie Anna Capone (finita agli arresti domiciliari nel blitz) e con la figlia Luigia (indagata a piede libero), emergono i propositi di vendetta di Tuccillo: “… e ad Acerra? Il fatto dei soldi miei? il fatto di quei . soldi?”.  TUCCILLO Gennaro chiedeva alla moglie se delle somme in questione si fosse appropriato il genero CASTIELLO Giovanni:”… perchĂ© Annuccia, io lo devo sapere, se li è presi tuo genero … “, e la donna rispondeva che tali erano le intenzioni del genero : ” … no, no, no, e ma comunque se va in porto, lui li deve avere! … “. Si parlava dei soldi dell estorsione all’imprenditore Credentino di Acerra. Quest’ultima informazione irritava particolarmente il detenuto che si dichiarava intenzionato a disporre l’omicidio del CASTIELLO: “-… lo mando ad uccidere veramente …”. La donna invitava il marito a calmarsi ed a lasciare che il genero venisse punito dai suoi stessi errori: ” … quando è arrivato a cento inizia un ‘altra volta d’accapo fagli .fĂ re quello che vuole lui …”.Dalle congiunte il TUCCILLO apprendeva che l’impresa del figlio Bruno vantava nei confronti del Credentino un credito di 97mila euro per i lavori eseguiti, a cui si aggiungevano i 30mila euro relativi al prezzo dell’estorsione che il Credentino non aveva ancora corrisposto: “… novantasette e piĂą i trenta miei pure quest’altro, i trenta miei che io …”.
Secondo CAPONE Anna l’imprenditore non era intenzionato a riconoscere i 30mila euro al detenuto: ” … no lo so, mo’ comunque lo acchiapparono disse che lui non dĂ  niente …”, nonostante fosse stato avvicinato da CASTIELLO Giovanni. Ancora una volta la differenza che gli interlocutori facevano tra i crediti che vantavano nei confronti del Credentino confermava la natura estorsiva dei 30mila euro che l’imprenditore tentava di non riconoscere a TUCCILLO Gennaro. ll detenuto attribuiva al CASTIELLO la responsabilitĂ  del mancato incasso della tangente e pertanto, ancora una volta minacciava di uccidere il genero : “… ma si sta rendendo conto’! ma si vuol far uccidere veramente da me … “, dice ancora Tuccillo riviolto ai suoi congiunti ritenendo che costui approfittasse del rapporto di parentela che li univa ed in ragione del quale il CASTIELLO si sentiva immune dai propositi di vendetta del suocero: “… quello è il nonno dei fìgli miei non me lo fa! …” .
La figlia Gina riferiva al padre di aver affontato la questione con il CASTIELLO secondo il quale il detenuto non aveva bisogno delle somme del Credentino in quanto giĂ  riscuoteva il prezzo della estorsione perpetrata in pregiudizio di un noleggiatore di macchinette: ” … no disse: “Tu poi ti prendi il mille da lĂ  quello appara a quello” il mille euro delle macchinette …”.

Anche durante un altro colloquio ìl boss Gennaro TUCCILLO  stigmatizzava il comportamento del genero Giovanni CASTIELLO il quale, ereditando il ruolo criminale del suocero, si stava impossessando dei proventi di tutte le attivitĂ  estorsive che quest’ultimo aveva imposto prima di essere arrestato: ” … si sta pigliando tutti i soldi della lista dei soldi che tenevo io, tutti, fisso tutti i mesi se li sta prendendo … si Ă© preso tutti i soldi miei di Acerra, i soldi di questo qua di …”.
A quel punto la figlia Luigia gli riferiva di aver ricevuto la visita del cugino Enzuccio: ” .. mo venne Enzuccio a casa domenica scorsa … “, (secondo la Dda identificabile in SALIERNO Vincenzo detto Enzuccio wiskytiello, il quale le aveva chiesto di attendere la scarcerzione del boss: “. .. mantieni il carro per la discesa finchĂ© esce tuo padre …”, ritenendo che il Castiello, laddove arrestato, avrebbe collaborato con la giustizia: “… se lo arrestano fa paura”. E a quel punto la giovane concordava che l’eventuale scelta collaborativa del marito avrebbe avuto serie ripercussioni su tutti i sodali: “…. se cade si tira a tutti quanti appresso …”. Ma il boss Tucciello invece sosteneva che Castiello avrebbe potuto intraprendere la via della collaborazione per scongiurare i suoi propositi di vendetta: ” … fa il pentito perchĂ© sa, dice: “questo mi uccide…”. E poi spiegava che nonostante tutto non avrebbe mai potuto far del male a Castiello il quale, però, avrebbe dovuto affrontare le ritorsioni dei sodali acerrani: “… in mano a questi guaglioni di Acerra non c’è scampo! …”. Tuccillo spiegava alle sue congiunte di aver appreso dal codetenuto BALZANO Ciro: “… a me l’imbasciata che mi è arrivata da Poggioreale ( … ) sta Ciro Balzano qua…” che nei confronti del Castiello nutrivano seri propositi di vendetta anche esponenti della criminalitĂ  organizzata di Volla e Casalnuovo: ” … stanno quelli di Casalnuovo e Volla (… ) lo vanno cercando, lo vogliono sparare …”.
Anna Capone, moglie del boss sosteneva che il CASTIELLO era spalleggiato da TUCCILLO Teresa, sorella del detenuto:”… tua sorella Sisina con lui ci mangia …”, e che proprio in ragione di tale sostegno il CASTIELLO s’era dimostrato particolarmente spavaldo. A riprova di ciò, infatti, quest’ultimo aveva convocato PANETTIERI Gaetano: “… mo si mandò a chiamare Gaetano …”, nipote acquisito del boss, al quale aveva ribadito il ruolo criminale che aveva ereditato dal suocero:”… poi quando stava lui fuori era una cosa, mo’ ci sto io e ne è un ‘altra …”, per poi intimare la consegna dei 30mila euro relativi dei lavori di Acerra: “. .. la fatica di Acerra, vuole i soldi (. .. ) vuole i soldi, i 30mila euro …” , con evidente riferìmento al cantiere di Credentino presso cui il PANETTIERI ed il cugino TUCCILLO Bruno stavano lavorando.
Nella circostanza CAPONE Anna e TUCCILLO Luigia ribadivano che tutta la faccenda era un imbroglio architettato da TUCCILLO Teresa, sorella del detenuto: “… questo è un imbroglio di tua sorella Sisina …”, tant’è che due settimane prima quest’ultima s’era recata ad Acerra con il CASTIELLO: “… quello quindici giorni fa andò, andarono ad Acerra … ed allora tua sorella Sisina lo portò dal compare, il compare tuo di fede …”. Il CASTIELLO, sfruttando la presenza della sorella del TUCCILLO, aveva spiegato al proprio interlocutore di essere divenuto il referente locale dell’organizzazione camorristica cui era affiliato e che pertanto a lui dovevano essere consegnate le somme derivanti dall’estorsione perpetrata nei confronti del Credentino: “… perchĂ© devono venire qua, che li deve avere lui …”. Poi Anna Capone riferiva che entro la fine di quel mese il Credentino avrebbe eseguito dei pagamenti in favore del figlio Bruno: “… quello di Acerra glieli deve dare prima del trenta, ma quello è un signore però …”. Il TUCCILLO eccepiva che l’imprenditore era debitore nei suoi confronti di 30mila euro: “… e ma quello mi deve mandare i trenta che io tengo il problema mio … ] . La donna rispondeva che il saldo di tali spettanze era stato sollecitato da PANETTIERI Gaetano: ” … se non mi sbaglio glielo disse Gaetano …”,  al quale il Credentino aveva riferito di non aver compreso che la tangente era destinata anche ad altri refèrenti criminali oltre al TUCCILLO: “… e non lo so, perchĂ© lui disse che se lo devi avere solo tu … (incomprensibile) … si credeva che era tutte cose a posto …”. A quel punto il boss Tuccillo spiegava di aver agevolato l ‘imprenditore per il quale aveva ottenuto che la
pretesa estorsiva fosse dimezzata: “… e ma io ho fatto fare la metĂ  però, la metĂ  me la sono vista io, la metĂ  la deve avere lui pure … “.

Antonio Esposito

12. continua

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