I pentiti, ‘Moccia minacciò Cesarano: ti distruggo la famiglia e pure i bambini nelle culle’

Boss contro boss: minacce di morte contro minacce di morte. E’ quanto emerge dalle 736 pagine dell’ordinanza di cstordia cautelare che ieri ha colpito il clan Moccia. Un particolare inedito, raccontato dai pentiti, e che riguarda due boss del claibro di Angelo Moccia e Ferdinando Cesarano alleati e nel vertice di quella che negli anno Ottanta e Novanta è stata la cupola della Nuova Famiglia. Angelo Moccia infatti intervenne nei confronti del boss Ferdinando Cesarano alias Nanduccio ‘e Ponte Persica (capozona di Pompei e Castellammare di Stabia, nonché membro del direttivo della Nuova Famiglia) a tutela del nucieo familiare del capozona di Poggiomarino e dintorni, Rosario Giugliano alias o Minorenne. Scrive il gip nell’ordinanza: “… dalle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Scafuto Salvatore, Zaccaro Antonio e Contaldo Sandro emerge infatti che il predetto Cesarano, a seguito della scelta “dissociativa” intrapresa da Moccia Angelo, ne aveva aspramente biasimato il comportamento definendolo un “infame”, il che aveva scatenato la reazione del Giugliano il quale, per difendere “l’onore” dell’odierno indagato, aveva malmenato il predetto Cesarano nel corso di un’udienza in Tribunale~ quest’ultimo, per vendicarsi, aveva allora pensato di far uccidere il nucleo fàmiliare del “minorenne”, ma il Moccia, venuto a conoscenza di tale proposito, gli aveva inviato dal carcere un’imbasciata con la quale gli aveva intimato di astenersi, aggiungendo che, in caso contrario, avrebbe sterminato tutta la sua stirpe (“se tocchi la famiglia del minorenne, vi distruggo perfino i bambini nella culla”); il Cesarano, stante la supremazia militare dei Moccia, aveva obbedito”.
Ecco cosa ha risposto L’ex reggente del clan Moccia , Salvatore Scafuto in data 20 novembre 2015 su una domanda del pm della Dda a proposito di Rosario Giugliano ‘ o minorenne.
“…ne ho sentito sempre parlare da parte dei fratelli Moccia. In particolare me ne parlava Angelo Moccia durante i processi allorchè era già dissociato e ci vedevamo nei processi. Mi disse che Rosario voleva bene a Moccia, ed all’ epoca era considerato al mio pari. Quando Angelo si dissociò, altri sodali del clan Alfieri erano contrari e fra questi Cesarano Ferdinando lo accusò di essere infame e quasi un pentito. A questo punto Rosario autonomamente picchio’ Cesarano Ferdinando un processo. Questo fatto me lo hanno raccontato tutti i fratelli. Per questo lo hanno sempre aiutato economicamente. So che era uno importante nella zona vesuviana e ora che ora è uscito. Però più recentemente non ho saputo altre cose. Anche Marzio Sepe nel 1990 a Poggioreale mi parlò del suo rapporto con questo Rosario e di come Angelo Moccia fosse legato a questi”.
Anche l’altro pentito Salvatore Zaccaro in data 14. novembre 2013 ha parlato di questa vicenda: “…Ci fu però un episodio in carcere molto eclatante noto a tutti noi malavitosi e di cui io sapevo da altri e ebbi la curiosità poi di chiedere notizie direttamente ad Angelo, e cioè il famoso litigio in carcere con Ferdinando Cesarano. Mi disse Angelo che in un primo momento Gaetano Cesarano (fratello di Ferdinando ndr) aveva anche condiviso la scelta di Angelo, invece Ferdinando lo chiamava infame; allora un affiliato di Alfieri, come lo era Angelo che
era uno di Alfieri, picchiò Ferdinando Cesarano in aula durante un processo a Napoli per vendicare questo affronto. Non ricordo ora il nome, ma anche lui aveva molti omicidi a suo carico e anche lui si è dissociato; Angelo Moccia fece discussione anche con Eduardo Contini perché Contini difendeva Ferdinando Cesarano. Il progetto di Angelo era una dissociazione diciamo così “a metà” cioè fatta per avere un cumulo di pene favorevole. Avendo egli commesso decine e decine di omicidi si fece il calcolo che prima o poi questi reati sarebbero stati scoperti e lui avrebbe dovuto pagarli con più di un ergastolo, invece ammettendoli avrebbe evitato l’ergastolo. Quello che era importante era però che non doveva raccontare tutto, cioè doveva accusarsi solo gli omicidi ma lasciare segreti gli altri fatti cioè i rapporti con gli imprenditori, sia come soggetti che avevano “spalleggiato” il clan sia come vittime di estorsioni; e soprattutto non si dovevano accusare gli altri. Insomma secondo il ragionamento di Angelo Moccia, fatto anche a me direttamente, e secondo quelli che comunque per noi malavitosi sono i termini della questione, c’è differenza tra dissociazione e collaborazione nel senso che nel primo caso uno ammette solo gli omicidi, li “chiude” nel senso che viene condannato con delle riduzioni di pena e con i cumuli che lo favoriscono, ma lascia fuori tutti gli altri reati, quelli con cui si è fatto i soldi, e lascia fuori gli altri affiliati. E in tal modo non mette a rischio la famiglia che non è costretta ad allontanarsi. Invece il vero collaboratore racconta tutto, soprattutto accusa anche gli altri, si accusa e svela anche i reati con cui si è arricchito e coinvolge anche la propria famiglia, cioè la mette a rischio di vendette altrui”.
Anche il pentito di Pagani, Sandro Contaldo detto Sandrino ‘o pazzo ha parlato di questa vicenda che aveva fatto scalpore nel mondo criminale. Il 22 gennaio del 2015 spiega ai magistrati della Dda:”Antonio Pignataro e il Rosario Giugliano sono quelli la che che hanno picchiato Ferdinando Cesarano, hanno fatto il favore … da lì è nato il bene, hanno picchiato a Ferdinando Cesarano nella gabbia a Salerno la dottoressa lo sa bene. Quando Ferdinando Cesarano è andato latitante, vi aggiungo pure queste altre cose, io dissi vicino a mio fratello:” Se viene o Ferdinando Cesarano o Autorino mettiti a disposizione . Mio fratello ve lo può dire. Ferdinando Cesarano aveva messo …stava tentando di uccidere la famiglia di Rosario Giugliano perché Rosario “o minorenne l’aveva picchiato. Arrivò l’imbasciata di Angelo Moccia dicendo:” Se tocchi la famiglia del minorenne, vi distruggo perfino i bambini nella culla “. Cesarano non aveva più la potenza militare così forte e dovette starsi, dovette esimersi dal fare qualcosa contro…”.

Rosaria Federico

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