Clan Gionta: restano in carcere i capi cosca, ai domiciliari solo Ferraro

Torre Annunziata. Estorsioni e armi, restano in cella 11 dei dodici arrestati nel blitz della Dda che giovedì scorso ha decapitato i nuovi ras del clan Gionta. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo emesso dai sostituti procuratori Ivana Fulco e Sergio Ferrigno. Tutti i carcere tranne Salvatore Ferraro, 53 anni, detto ‘o capitano, difeso dall’avvocato Elio D’Aquino, al quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il giudice ha convalidato il decreto di fermo dell’antimafia ed ha tramutato la misura in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Luigi Della Grotta, alias ‘Gigino Panzarotto’, 48 anni; Vincenzo Amoruso, alias Nzrrill o Nzerrino, 47 anni; Pietro Izzo, detto ‘il boss dei tredici quartieri’, 41 anni; Ciro Nappo, detto ‘Ciruzz cap  r’auciello’, 44 anni; Catello Nappo, 24 anni; Oreste Palmieri, detto ‘Salvatore’, ‘Tore’ o ‘Sasà ‘o luong’, 32 anni; Raffaele Passeggia, detto ‘Zimbariello’ o ‘Padre Pio’, 57 anni;  Luigi Caglione, detto ‘Gino Canale cinque’, 51 anni; Raffaele Abbellito, detto Ciaciello, 46 anni; Valerio Varone, 39 anni di Pompei; Leonardo Amoruso, detto ‘Nando’, 43 anni. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Nicolas Balzano, Roberto Cuomo, Giovanni Tortora e Bernardo Brancaccio.

Per tutti si profila il ricorso al Riesame. Accuse pesanti quelle che sono state mosse contro i due nuovi reggenti dell’organizzazione criminale torrese, Luigi Della Grotta e Vincenzo Amoruso e dei loro fiancheggiatori, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, estorsioni e armi.

Hanno taglieggiato per mesi imprenditori e commercianti, imponendo loro di pagare il pizzo per sostenere i vecchi capibastone in carcere. E dietro gli uomini – braccio armato dei Valentini – le donne dei camorristi detenuti in carcere ‘bisognose’ di danaro per mantenere le proprie famiglie: così imponevano la legge del clan, tra minacce e relazioni ‘diplomatiche’ pericolose con le altre cosche presenti sul territorio.

Il clan Gionta si era riorganizzato, sostituendo – di volta in volta – i reggenti del clan finiti in carcere e per far sopravvivere il dominio della cosca.

La risposta dell’antimafia e dei carabinieri di Torre Annunziata è stata veloce. Restano in carcere tutti tranne Ferraro, pregiudicato della vecchia guardia, al quale viene addebitato di aver fatto parte dell’associazione criminale e di aver tentato un’estorsione ai danni del titolare di una clinica medica, richiesta non andata a buon fine perchè la vittima si è rifiutata di pagare. (ros. fed.)

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