Ecco come Antonio Iovine ‘o ninno condizionò la lottizzazione dell’area Pip di Aversa

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Un imprenditore al carcere, un altro ai domiciliari e un sequestro beni di circa 2 milioni e 500mila euro. È il bilancio di un’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di due indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi, in merito alla realizzazione dell’area Pip del Comune di Aversa, in provincia di Caserta. Il blitz è stato condotto dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e dai finanzieri del Gico di Napoli. L’indagine è scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Iovine, detto “‘o ninno”, ex primula rossa e boss dei Casalesi, rilasciate sin dal maggio 2014. E poi confermate dalle intercettazioni telefoniche e ambientali ma anche grazie all’acquisizione di documenti presso alcuni enti pubblici come il Comune di Aversa. È stato così possibile documentare, si legge in una nota del procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli, l’appartenenza ai Casalesi dell’imprenditore Ferdinando Di Lauro che, tra il 2007 e il 2011, “grazie ad aderenze presso il Comune di Aversa attraverso prestanomi e imprese a lui riconducibili, riuscì ad aggiudicarsi l’appalto per la realizzazione dell’area Pip di Aversa, da edificare su un terreno di sua proprietà, per un valore di circa 21 milioni di euro, in realtà mai realizzato”. Le indagini, inoltre, hanno documentato come l’altro imprenditore, Andrea Grieco, in qualità di socio di Di Lauro con il quale aveva acquistato il terreno “in concorso con altri imprenditori con i quali erano state costituite società di comodo per la partecipazione alla gara d’appalto relativa all’area Pip di Aversa (località San Lorenzo) e l’esecuzione dei successivi lavori partecipò all’incanto e risultò aggiudicatario ben sapendo che la gara era stata turbata da Di Lauro per conto di Iovine”. In particolare il gip ha esaminato le dichiarazioni di “‘o ninno” sul conto di Di Lauro, definito uno dei suoi uomini di fiducia che, con il socio napoletano Grieco, aveva acquistato un lotto di terreno di 50mila metri quadri, inserito nell’area Pip di Aversa con l’obiettivo successivo di modificare il piano regolatore del Comune, facendo transitare il lotto di terreno da zona Pip a zona edificabile. Non riuscendo in tale intento “poiché la cosa avrebbe determinato conseguenze penali”, gli indagati avrebbero spostato l’interesse sul bando di gara indetto dal Comune di Aversa per la realizzazione in quella stessa area della zona Pip. La gara fu inizialmente aggiudicata da un altro imprenditore che fu, però, avvicinato dall’allora latitante Antonio Iovine e indotto a rinunciare all’appalto e all’esecuzione dei lavori. Di Lauro, su disposizione del boss dei Casalesi, “costituì una società per partecipare a una nuova gara con l’intento di aggiudicarsi l’intera opera per la realizzazione degli immobili nella zona Pip per un ammmontare complessivo di oltre 25 milioni di euro”. La gara fu aggiudicata da un’altra società. Nella ricostruzione di quanto avvenuto il gip ha riconosciuto il ruolo nevralgico di Di Lauro “quale emissario di Iovine, di cui era diretta espressione, che con le sue capacità imprenditoriali interagiva scientemente con quei funzionari disponibili dell’ente comunale che gli consentivano di intervenire nelle varie fasi della lunga procedura d’appalto.

Ecco come Antonio Iovine ‘o ninno condizionò la lottizzazione dell’area Pip di Aversa
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