Processi aggiustati: controlli su tutti i movimenti economici di Pagano e il Csm apre un fascicolo

La posizione del giudice Mario Pagano, indagato a Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, finisce al vaglio del Csm e della Procura generale della Cassazione. Il Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli ha dato il suo via libera all’apertura di una pratica sul magistrato – all’epoca dei fatti contestati giudice civile a Salerno, oggi in servizio al tribunale di Potenza – come sollecitato dal laico Pierantonio Zanettin. La Prima Commissione del Csm, dunque, dovra’ verificare se sussistano o meno elementi per un trasferimento per incompatibilita’ ambientale o funzionale di Pagano. Sulla vicenda ha avviato accertamenti anche il pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare, assieme al Guardasigilli, dell’azione disciplinare. Un comitato d’affari con amicizie importanti nel mondo della magistratura. Un comitato costituitosi anche intorno all’associazione onlus “Rosa Aliberti”, intitolata alla moglie del giudice Mario Pagano. Gli inquirenti napoletani che per mesi hanno ascoltato le telefonate del giudice in servizio a Potenza e in Commissione Tributaria a Salerno, hanno circoscritto – nel decreto di perquisizione eseguito lunedì all’alba – l’ambito nel quale cercare riscontri a quanto emerso nelle intercettazioni. I dieci indagati perquisiti (nel fascicolo figurano altre persone sottoposte ad indagine e per le quali non è stato disposto alcun accertamento) avrebbero agito in un contesto ampio e protetto. Il nocciolo del presunto “comitato d’affari” – secondo i pm Celeste Carrano e Ida Frongillo – era costituito da Mario Pagano con gli avvocati rocchesi Giovanni Pagano e Gerarda Torino (consigliere comunale di maggioranza) e il commercialista tributarista Michele Torino, tutti tra l’altro componenti dell’associazione “Rosa Aliberti” di cui è presidente il giudice indagato. Su richiesta dei suoi amici, Mario Pagano, si sarebbe attivato presso giudici togati, ma anche onorari – come Augusta Villani – per indurli ad assumere decisioni a loro favore. Un ruolo importante lo avrebbe avuto anche Nicola Domenico Montone, funzionario presso il Tribunale di Salerno e cognato del giudice. Montone e il tributarista Michele Torino, secondo i magistrati napoletani, sarebbero “soci in affari” del magistratio. Altro componente della “combriccola” sarebbe Giacomo Sessa, l’imprenditore di Baronissi che sta eseguendo dei lavori in una proprietà di Mario Pagano. Nel decreto di perquisizione è stato chiesto alla polizia giudiziaria di acquisire anche tutta la documentazione inerente la onlus “Rosa Aliberti” che si occupa di disagio giovanile e di attività culturali. Un’associazione per la quale Mario Pagano ha speso gli ultimi anni della sua vita, dopo la prematura scomparsa della moglie. L’ipotesi investigativa è che nella onlus il giudice avrebbe convogliato la “beneficenza” proveniente dai favori elargiti in ambito giudiziario, con l’intercessione presso i suoi amici giudici e pubblici ministeri. Fonte del sospetto, le intercettazioni sull’utenza cellulare di Mario Pagano, autorizzate a giugno dello scorso anno dal Gip del Tribunale di Napoli. Con lo stesso decreto vennero disposte anche le captazioni sul telefono di Roberto Lambiase, avvocato, attuale presidente del Consiglio comunale di Roccapiemonte: è l’uomo che ha dichiarato – in una telefonata intercettata nel 2014, con Giovanni Spinelli, “factotum” dei matrimoni fasulli – di aver regalato al giudice un orologio rolex. I magistrati napoletani, coordinati dal procuratore aggiunto D’Avino, ritengono che dalle indagini – affidate alla squadra mobile e al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli – siano emersi particolari inquietanti. Ingerenze continue e corruzione in atti giudiziari, secondo il Gip che ha autorizzato le perquisizioni, sarebbero già venuti fuori con evidenza dagli accertamenti effettuati fino a questo momento. “Un indebito condizionamento delle decisioni giurisdizionali e la generale permeabilità del contesto istituzionale a forme di pressione illecite”, questo il clima nel quale avrebbero agito Mario Pagano e i suoi più fidati amici. Un sistema clientelare tra il giudice di Roccapiemonte e vari esponenti della magistratura, preordinati alla commissione di vari reati contro la pubblica amministrazione e, dunque, oltre all’abuso d’ufficio e alla corruzione in atti giudiziari si sarebbero configurate anche numerose violazioni del segreto d’ufficio con l’accesso abusivo al sistema informatico del Tribunale di Salerno. Il Gip ha disposto che venissero acquisiti documenti da cui potessero emergere anche rapporti di tipo personale con esponenti della magistratura, in particolare giudici e magistrati in servizio a Salerno e a Nocera Inferiore, ma anche con i componenti della Commissione Tributaria di Salerno. Rapporti che, secondo i pm napoletani, potrebbero essere utili a ricostruire il contesto associativo nel quale sono state pilotate decisioni giudiziarie e processi. Favori per i quali Mario Pagano, accusato da Lambiase di “vendersi” i processi, avrebbe ricevuto dei regali. Le acquisizioni di lunedì saranno determinanti a definire la reale portata dell’inchiesta, per la quale “trema” la magistratura del distretto della Corte d’Appello di Salerno. (ro.fe.)

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