Napoli: il tassista ucciso con posacenere da una persona che conosceva

Raffaele Bosco, il tassista ucciso nella sua abitazione nel parco Persichetti di via Caravaggio a Fuorigrotta aveva confidato a una cugina una decina di giorni fa di volersi suicidare. Ma ci ha pensato qualcuno prima di lui a porre fine ai suoi giorni uccidendolo con una grossa ceneriera in ferro. E’ quasi sicuramente quella l’arma del delitto che manca da casa e la cui scomparsa il nipote ha segnalato agli investigatori. Del resto dai primi rilievi della polizia scientifica la possibile arma usata combacia con le profonde ferite alla testa che ne hanno causato la morte. Ma Raffaele ha anche lottato con il suo assassino prima di essere sopraffatto. Sempre la scientifica ha rilevato infatti tracce di lotta sul suo corpo. Tutto al vaglio degli inquirenti per dare un nome , un volto e un movente all’efferato omicidio che ha sconvolto la tranqullità del parco di Fuorigrotta dove abitava l’ex tassista. L’uomo negl ultimi tempi aveva problemi con l’alcool e forse anche con altre sostanze. Ed è probabile che l’omicidio sia frutto delle “cattive frequentazioni” come hanno raccontato i suoi vicini agli investigatori,. Intato gli agenti del commissariato San Paolo che conducono le indagini hanno sequestrato il cellulare e il computer su disposizione della magistratrura. E’ probabile che dal loro esame si riesca a capire qualcosa in più rispetto alle frequentazioni. Un fatto è certo chi ha ucciso Raffaele lo conosceva bene perché è entrato nel parco, sicuramente a piedi, passando la guardiola e facendosi aprire la porta. Poi in casa c’è stata una discussione e la lite sfociata nel tremendo omicidio.

(nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro la vittima Raffaele Bosco)

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