Scampia, omicidio Ricci: chiesti 4 ergastoli. Il pentito Annunziata: “Così organizzammo il delitto”

Per l’omicidio di Gennaro Ricci, uomo della Vanella freddato alla Vela celeste nel corso della terza faida di Scampia il 28 agosto del 2012 il procuratore generale in Corte d’Assise d’Appello ha chiesto quattro ergastoli: Arcangelo Abbinante, Giuseppe Montanera, Giovanni Vitale e Valerio Caiazzo. In primo grado erano stati condannati per associazione anche Umberto Raia ha avuto 10 anni, Saverio Pianese, 8 anni e 4 mesi, Simone Sacchettino, 8 anni e 4 mesi, Costantino Raiano, 8 anni, Giovanni Carriello, 8 anni. Stessa pena per Vincenzo Brandi, Alessandro De Falco, Salvatore Baldassarre, Luca Clemente. Due anni per la pentita Anna Altamura. Dodici anni per il figlio Gaetano Annunziata, per Giovanni Marino, sei anni per gianluca Giuliano.E’ stato il pentito Gaetano Annunziata, ex affiliato del gruppo Abete-Abbinante- Notturno-Aprea con il compito di segnalare i luoghi frequentati dalle vittime, a spiegare agli inqurenti come avvenne e chi partecipò all’omicidio Ricci. “…Il 28 agosto 2012 verso le 14 vengono chiamati presso lo chalet Bakù Giovanni Marino e Giovanni Vitale detto Gianluca da “Pippetto” e da Arcangelo Abbinante. Quando Giovanni Marino e Giovanni Vitale tornarono nella casa eravamo presenti io e Valerio Caiazzo. Ci dissero che Abbinante Arcangelo si era lamentato che noi del gruppo di fuoco dei Sette Palazzi stavamo fermi da un mese, nel senso che non avevamo ancora ammazzato nessuno della “Vinella” nella Vela Celeste e che il trasferimento di Giovanni Marino dal gruppo di fuoco dei Puffi al nostro si era rivelato inutile…In quella stessa giornata, era nel tardo pomeriggio, tutti noi quattro presenti, io, Giovanni Marino, Giovanni Vitale e Valerio Caiazzo ci alternavamo con il binocolo a guardare nella Vela Celeste, che si trova di fronte ai Sette Palazzi. Vedemmo Ricci detto “Gennaro mellone”, Enzo La Sorte, Carmine Battaglia, Salvatore Piedimonte, il figlio di Piedimonte. Sapevamo che non erano armati in quanto fuori alla Vela non si può stare armati perché ti arrestano. Il nostro gruppo di fuoco aveva una sola macchina con dentro nascoste le armi: una Polo blu rubata, non so da chi e dove…Caiazzo, Marino e Vitale presero la Polo su cui c’erano una 38, una 357 e una 9×21. Io presi la Transalp nera di Vitale e mi posizionai nel posto concordato”.Insieme con Gennaro Ricci detto “Mellone”, dovevano morire Vincenzo La Sorte e Salvatore Piedimonte che fungevano da “vedette”. Ma proprio per questo si salvarono, accorgendosi in tempo dell’arrivo dei killer a bordo di una Polo blu rubata.

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