I retroscena del blitz antidroga tra Napoli, Caserta e Ravenna. Preso anche il figlio dell’Angelo di Carditello

Momenti di forte tensione, davanti al comando provinciale dei carabinieri di Caserta, durante l’uscita dalla caserma degli arrestati nel maxi blitz antidroga con 42 arresti tra le province di Napoli,Caserta e Ravenna . Molti familiari degli arrestati, provenienti dal Parco Verde di Caivano, hanno preso a calci e pugni il cancello d’ingresso del comando e sputato contro i carabinieri, giornalisti, fotografi e operatori video che stavano riprendendo l’accaduto, nel cortile della struttura. Una donna è uscita ad eludere i controlli e si è diretta nel cortile inveendo contro i giornalisti e carabinieri ma è stata subito bloccata e riportata all’esterno. Dei 42 provvedimenti cautelari, eseguiti nelle province di Caserta, Napoli e Ravenna, 19 sono in carcere e 23 al regime dei domiciliari. Tra gli arrestati figura anche Giovanni Cestrone, figlio di Tommaso Cestrone, noto come l’Angelo di Carditello – il volontario che si è battuto per la salvaguardia della Reggia Borbonica di Carditello – tra i 36 arrestati nell’ambito del maxi blitz antidroga dei carabinieri di Caserta tra Casertano e Napoletano. Il giovane, che ha 21 anni, è finito agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Complessivamente sono 42 le ordinanze emesse dal gip di Napoli: di queste ne sono state eseguite, finora, 36. Tra gli arrestati compaiono anche studenti del liceo classico di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), davanti al quale era stata allestita una piazza di spaccio. Indagati anche alcuni minori, ritenuti dagli inquirenti organici al gruppo di spacciatori sgominato oggi dai militari dell’arma, che sono strati segnalati al Tribunale dei Minori di Napoli. L’indagine è stata condotta tra settembre 2013 e febbraio 2015 e ha avuto per oggetto la riorganizzazione delle piazze di spaccio nel comune di Santa Maria Capua Vetere e in quelli limitrofi dopo la disgregazione del gruppo Fava, avvenuta nel 2013.In particolare – si legge in una nota del procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli Giuseppe Borrelli- sono stati importanti per l’avvio delle indagini spunti forniti da alcuni esponenti del gruppo Fava (arrestati dopo l’aspro conflitto con la famiglia avversaria dei Bellagio per il controllo del traffico di droga) che hanno avviato una collaborazione con la giustizia. L’indagine ha portato a delineare il nuovo scenario dell’organizzazione che si riforniva di cocaina, hashish e marijuana nella provincia di Napoli per spacciarla nella cittadina casertana. Nelle dinamiche criminali ricostruite – si legge in una nota del procuratore aggiunto della Repubblica Giuseppe Borrelli – vi è anche l’episodio in cui, per motivi allo stato non chiari verosimilmente legati a dinamiche di carattere sentimentale dei rispettivi figli, uno degli indagati compie un attentato nei confronti del negozio di telefonia gestito da un altro indagato a Orta di Atella, esplodendo colpi di arma da fuoco contro le vetrine”. “Circostanza che sottolinea la gravità delle attività delinquenziali – insiste il procuratore aggiunto – è il fatto che il gruppo non esitasse a impiegare minori nelle attività di spaccio o che addirittura li portasse a seguito al fine di sviare i controlli delle forze di polizia. Sintomatico di tale “modus operandi” l’episodio in cui uno degli indagati occultava la sostanza stupefacente nelle salviette umidificanti o nel cosiddetto ‘ovetto kinder’ di un minore”.Lo spaccio è stato esercitato a Santa Maria Capua Vetere e nella vicina San Prisco in luoghi di appuntamento precisi: piazza Mazzini, l’anfiteatro, la villa comunale, il liceo classico e le cosiddette ‘palazzine’ dove soggetti contigui alla famiglia Fava avevano ingaggiato molti giovani. L’approvvigionamento, in particolare quello delle cocaina, avveniva nella zona nota come ‘Parco Verde’ a Caivano e nei comuni di Orta di Atella e Casal di Principe. La marijuana era coltivata nelle campagne tra i comuni di San Tammaro e di Santa Maria La Fossa, in provincia di Caserta, occultata tra campi di tabacco dove i militari hanno trovato oltre 1000 piante.

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