Il pentito racconta la nuova mappa dei clan nell’Agro e i “nemici” da eliminare

“Matrone starà in qualche podere a zappare la terra e non gli interessa niente”. Pasquale Loreto, nel maggio del 2010, illustra la mappa criminale venutasi a creare negli anni 2000 e i rapporti che mantengono le cosche vecchie e nuove sul territorio. Gli inquirenti cercano di capire cosa sa e quali contatti ha mantenuto con la criminalità organizzata dopo il pentimento e il trasferimento in Toscana. “I Sorrentino non sono capaci»” dice il pentito volendo sminuire il ruolo del clan dei “Campagnuoli”. Loreto sembra non voler raccontare nulla di quello che sa. Poi, negli anni e fino al 2014 – facendo la sponda con il figlio Alfonso Loreto – racconta molti retroscena delle vicende criminali scafatesi. Nel 2011 facendo un resoconto tra gli anni in cui era ancora in città ed era organico alla Nf di Carmine Alfieri, dopo un passato nella Nco, il collaboratore spiega come si sono evoluti i rapporti criminali. “Dopo la scarcerazione di Francesco Sorrentino verso la fine del primo decennio del nuovo secolo, Alfonso Morello vendeva soldi ad usura di Ciccio Sorrentino che trattava stupefacenti”, dice Loreto. Ma l’esponente del clan dei Campagnuoli si lamentava che i Ridosso frequentavano il figlio di un infame. “Romolo Ridosso – dice Loreto – mi chiese qualcuno che potesse guidare la moto per uccidere Francesco Sorrentino. Io gli dissi di aspettare perché quello si sarebbe limitato solamente a parlare”. Dopo qualche mese i rapporti tra il cassiere dei Ridosso, Morello, e i Sorrentino si interruppe e tra i due gruppi criminali cadde il gelo. Quando l’ingerenza dei Ridosso cominciò ad essere preponderante, Loreto racconta che i Sorrentino non vedevano di buon occhio l’inserimento di Alfonso Loreto nell’organizzazione criminale. “Salvatore Sorrentino – racconta il pentito – affrontò Gennaro Ridosso contestandogli l’amicizia con mio figlio”. Ma Gennaro Ridosso protesse il suo amico: “Se tocchi Alfonso te la devi vedere con me”, gli rispose. Nel 2008 uscì dal carcere Vincenzo Muollo, fratello di Luigi, ucciso nell’ambito della faida tra i Ridosso e i Muollo per il controllo del territorio e Loreto dalla località protetta doveva avere un ruolo di primo piano nell’affermazione dei Ridosso. “Quando è uscito Vincenzo Muollo i Ridosso mi chiesero di procedere all’omicidio ma prima ancora mi parlarono di procedere all’omicidio di Muollo Ferdinando che aveva regalato la moto e l’auto Renault a Muollo Luigi e Mansi Valentino (indicati come gli assassini di Salvatore Ridosso, ndr). Luigi Ridosso mi chiese appunto di partecipare all’omicidio di Muollo Ferdinando – dice Loreto – e lui in cambio si offriva di uccidere Polito Luigi responsabile delI’omicidio di mio padre Alfonso avvenuto nel febbraio 1980. Ridosso Luigi fece anche una sorveglianza del Muollo. Io pur avendo dato la mia disponibilità prendevo tempo perché non era mia intenzione procedere all’omicidio. Il piano prevedeva che io dovevo agire con una moto guidata da Ridosso Gennaro”. Accanto alla pianificazione dell’omicidio di Ferdinando Muollo c’era quello di Vincenzo Muollo: “Nel 2010 era da poco uscito dal carcere, e mio figlio e Ridosso Luigi e Ridosso Gennaro mi dissero che Muollo Vincenzo frequentava una macelleria. Io gli dissi che era troppo rischioso e che rischiavano di essere arrestati”. Il traffico di stupefacenti. Alfonso Loreto, con Luigi e Gennaro Ridosso rifornivano Pasquale Loreto di cocaina. Cocaina che Loreto consegnava ad un complice toscano che provvedeva a spacciarla in zona.

Rosaria Federico

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